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Data: 03/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Grecia, ecco il piano. Obama: basta rigore per i Paesi in crisi. Scontro sulla Troika. Tsipras-Renzi, asse per la crescita. Le ipotesi nella trattativa sul debito

BRUXELLES Nonostante le pressioni di Barack Obama e alcune timide aperture della Commissione, un accordo sul debito della Grecia appare ancora lontano, nel momento in cui Alexis Tsipras prosegue il suo tour delle capitali europee per trovare alleati nella battaglia in corso contro la Germania e altri paesi del Nord. Atene però, attraverso il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha proposto un proprio piano, che prevede non il taglio del debito ma una ristrutturazione basata su 2 tipi di swap. I prestiti del Fondo europeo (Esm) sarebbero sostituiti da obbligazioni legate alla crescita, mentre i bond in mano alla Bce si trasformerebbero in “bond perpetui”. Questa soluzione potrebbe risultare meno indigesta alla Germania, ma è ancora tutta da verificare. A Londra Varoufakis, che si è presentato con un look trasandato, ha incontrato il suo collega Osborne.
LE PREOCCUPAZIONI

Il premier greco intanto cerca di spiegare le proprie ragioni. «L'Europa è in crisi» e «deve prendere decisioni coraggiose per tornare ad una politica di crescita», ha detto ieri, in visita a Cipro. Un'uscita della Grecia dalla zona euro «sarebbe l'amputazione dell'Europa dell'Sud-est», ha avvertito Tsipras. Un aiuto inatteso è arrivato d'oltre-oceano. «Non si possono continuare a spremere paesi che sono nel mezzo della depressione», ha dichiarato il presidente americano, Barack Obama, in un'intervista alla Cnn. «A un certo punto ci deve essere una strategia di crescita per ripagare i debiti». Secondo Obama, è «molto difficile» avviare riforme strutturali, «se gli standard di vita delle persone stanno calando del 25%. Con il passare del tempo, alla fine, il sistema politico e la società non possono sostenerli». Sulla Grecia «serviranno compromessi da parte di tutti», ha detto Obama. A Washington, come nelle capitali europee, il timore è che l'intransigenza mostrata la scorsa settimana dai governi di Atene e Berlino possa rilanciare la crisi e le speculazioni sulla «Grexit», l’uscita di Atene dall’euro. Gli spread tra i titoli greci e i Bund decennali hanno superato i mille punti. Lo stallo sulla Grecia «sta rapidamente diventando il più grave rischio per l'economia globale», ha spiegato il ministro delle Finanze britannico, George Osborne. Dopo l'annuncio che il governo greco non negozierà con la Troika, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, ieri ha lanciato un nuovo avvertimento: la Germania «non accetterà modifiche unilaterali al programma». Varoufakis e Schaeuble dovrebbero vedersi nei prossimi giorni a Berlino, ma la cancelliera Angela Merkel - secondo indiscrezioni di Bloomberg - sarebbe intenzionata a evitare un faccia a faccia con Tsipras prima del Vertice europeo del 12 febbraio. Il premier greco oggi sarà a Roma per incontrare il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e a Parigi per un colloquio con il presidente francese, François Hollande. Domani si trasferirà a Bruxelles per avviare i negoziati con la Commissione.
TEMPI STRETTI

La Banca Centrale Europea, che ha adottato la linea dura, potrebbe tagliare la liquidità di emergenza per le banche greca, oltre a escludere Atene dal programma di Quantitative Easing. Con i leader della zona euro divisi, dentro la Commissione prevale la prudenza. La dichiarazione di sabato con cui Tsipras ha promesso di rimborsare la Bce e il Fmi è «un punto di partenza», ha spiegato il portavoce dell'esecutivo comunitario. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha avuto un primo incontro informale «positivo» con Varoufakis. Ma «gli accordi esistenti sono parte di un contratto stipulato con tutti i membri della zona euro» ed ogni modifica deve essere decisa all'unanimità. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, sarebbe comunque pronto a un gesto simbolico: cancellare la Troika nel suo formato attuale. Juncker lo aveva già promesso al momento della sua elezione e l'avvocato generale della Corte di giustizia dell'Ue ha chiesto di escludere la Bce. Ma per la Germania «non c'è ragione di cambiare il meccanismo fidato» della Troika.

Tsipras-Renzi, asse per la crescita. Le ipotesi nella trattativa sul debito

ROMA Alexis Tsipras oggi pomeriggio varcherà il portone di palazzo Chigi non certo per ottenere uno sconto sul debito. È assai più concreto e probabile l’asse tra Matteo Renzi e il leader greco di Syriza in nome della crescita per dare un calcione all’austerità.
La vittoria della sinistra in Grecia, secondo il premier italiano, è una «nuova e forte ragione» per spingere Bruxelles e le Cancellerie ad accelerare sulla strada della flessibilità e degli investimenti produttivi fuori dal computo del deficit. E semmai, in un prossimo futuro, a rivedere i Trattati e il Patto di stabilità. Ma il tema non è la cancellazione del debito. «Piuttosto», spiega una fonte autorevole, «potremo dare una mano concedendo una dilazione e a spingere affinché la Troika smetta di mordere i polpacci di Atene. Ma non decidiamo noi, in mezzo c’è anche il Fondo monetario internazionale...».
Non a caso ieri, il sottosegretario Sandro Gozi ha escluso il sostegno italiano alla richiesta greca di un vertice europeo sul debito. E Renzi ha posto l’accento su «serietà», «prudenza» e «responsabilità». Poi, senza fare alcun accenno alla richiesta di Tsipras di cancellare il debito, il premier ha insistito sul “cambio di verso” della politica economica europea: «Vogliamo spostare la discussione dall’austerity, dal rigore, alla crescita e agli investimenti. L’Europa si sta mettendo sulla strada giusta, ora credo che ce la faremo in tempi più rapidi di quanto pensassi...».
Ebbene, i tempi più rapidi, secondo la strategia di Renzi possono essere dettati proprio dalla vittoria di Tsipras. Il successo della sinistra radicale anti-euro in Grecia, come l’avanzata di Marine Le Pen in Francia, sono per il premier italiano «segnali più che sufficienti» per «voltare pagina», pensando più al benessere dei cittadini che agli interessi dei «guardiani dei conti». «Segnali che tutti debbono cogliere, pena favorire il successo dei fronti populisti».
UTILE PRECEDENTE

Ma sotto sotto, al di là dei vertici e della telefonata domenicale con Angela Merkel, al di là della presa di distanze di palazzo Chigi dalla cancellazione del debito greco («Non dimentichiamoci che debbono all’Italia 41 miliardi di euro»), Renzi guarda con interesse alla trattativa che condurrà Tsipras. Ben consapevole che per un Paese come l’Italia - con il più alto debito continentale - ogni apertura strappata dalla Grecia costituirà un utile precedente. Senza escludere una revisione dei Trattati e una rinegoziazione del Patto di Stabilità. Tant’è, che i nostri diplomatici non reagiscono ringhiando al pari dei tedeschi di fronte all’ipotesi di una dilazione dei debito greco: «Siamo creditori, ma non vogliamo strangolare i greci», dice Gozi.
Guai, però, a saldare «assi mediterranei», «sommando debolezze». Guai ad apparire come i principali alleati di Atene. Gli “aiutini” di Renzi a Tsipras, quando arriveranno, saranno molto discreti: il premier vuole evitare di apparire come l’alfiere del fronte che non rispetta gli impegni con Bruxelles. «I segnali rappresentati dal vertice italo-tedesco di Firenze e la telefonata fatta a Merkel prima di incontrare Tsipras, sono segnali forti e inequivocabili», spiegano a palazzo Chigi.

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