Della morte del piccolo Francesco Spinelli, il bimbo di tre anni travolto, il 24 maggio dello scorso anno, dal treno regionale Sulmona-Pescara sarebbero responsabili tre membri della sua famiglia. L’inchiesta del pubblico ministero Giuseppe Bellelli è ormai conclusa e a rischiare il processo sono la madre del piccolo, Loreta De Rosa, accusata di abbandono di minori, il padre Virgilio Spinelli e il nonno Cristoforo Spinelli, accusati di concorso in omicidio colposo. Questa la conclusione cui è giunta la procura dopo una attenta indagine e dopo che personalmente il sostituto Bellelli, aveva persino effettuato un sopralluogo, ripercorrendo con gli uomini della polizia ferroviaria il tortuoso percorso seguito dalla vittima e dal fratellino di appena due anni uscendo da un buco del recinto di casa, senza che nessuno della famiglia se ne accorgesse. Un percorso impervio, camminando a lato dei binari, tra traversine, pietre e terreno accidentato e vicino a rovi e fogliame che, secondo la procura, era un luogo abitualmente frequentato da persone che vi andavano a spacciare droga.
«NON DOVEVA ACCADERE»
Non si sa se era abitudine di quei bambini andare a giocare vicino ai binari, sta di fatto che quel giorno il macchinista, che peraltro procedeva ad andatura consentita vicino alla stazione San Marco di Pescara Porta nuova, dopo una semicurva se li trovò davanti. Nonostante avesse azionato prontamente il sistema frenante, non riuscì a fermare in tempo il convoglio (composto da una decina di carrozze) evitando l’impatto con il piccolo Francesco, morto sul colpo per le gravi lesioni riportate. Per la procura, dunque, la madre avrebbe dovuto porre attenzione ed evitare che, indisturbati, i piccoli potessero allontanarsi così tanto, percorrendo un tratto di strada di circa 200 metri. La responsabilità del padre Virgilio e del nonno Cristoforo, proprietario dell’immobile dove abita la famiglia, sarebbe legata alla mancata riparazione di un buco nella recinzione. La responsabilità di Cristoforo sarebbe quella di non aver provveduto a riparare la recinzione del box dei cavalli, peraltro abusivo, posto dietro il fabbricato, sempre abusivo, destinato ad abitazione; mentre il padre Virgilio avrebbe permesso che i figli rimanessero incustoditi a giocare nell’area retrostante l’abitazione che recava una apertura direttamente collegata con la sede ferroviaria. Una tragedia che dunque, secondo il magistrato, poteva essere evitata e che soltanto per un miracolo non è stata doppia visto che il fratellino di Francesco è stato soltanto sfiorato da quel convoglio che non è riuscito a fermare la sua corsa nonostante la bassa velocità e i disperati tentativi di bloccare il treno.