ROMA Beppe Grillo gli invia tramite il solito blog una lettera di auguri e quasi si scusa per non aver accolto l’invito in Quirinale. Conta gli applausi che hanno interrotto il discorso (42) ma sa bene che ai battimani hanno partecipato anche i suoi, compresi i 5 membri del direttorio,. E anche tra i talebani Sergio Mattarella deve essere riuscito a far breccia se nessuno alla fine prova a guastargli la festa. Anzi in un documento interno si ammette l’apprezzamento. Il capo dello Stato ha toccato le corde sensibili del popolo grillino: la centralità del Parlamento, il lavoro per i giovani; il divario nell’accesso alle tecnologie (digital divide) e l’abuso della decretazione d’urgenza.
VOLTARE PAGINA
«Non abbiamo una posizione aprioristica ma lo aspettiamo alla prova dei fatti nel suo ruolo che deve essere di garanzia e di imparzialità, nonché di tutela dei diritti dei cittadini», dice Carla Ruocco, membro del direttorio, che non è mai tenera con nessuno.
Che alla vigilia via sia stato un abnorme consumo di succhi gastrici non lo nega nessuno. La scelta di puntare ad oltranza su Imposimato è stata lunga e sofferta. Ma ora I 5 stelle si chiedono come sarà il dopo-Napolitano, «noi speriamo si concretizzi un vero cambiamento - auspica la Ruocco - ha citato temi importanti, corruzione, istruzione, progresso, ricerca, povertà, staremo a vedere...».
Nicola Morra, ex capogruppo in Senato è rimasto lui colpito e forse spiazzato dalle aperture del presidente. «Il suo predecessore parlava ai gruppi politici che lo ascoltavano, Mattarella si è rivolto alla società civile, alle categorie dei deboli, dei malati e alle famiglie che devono accudirli». Brucia ancora il rancore per i contrasti con il Colle. Ma c’è voglia di voltare pagina. «Ricordo quando nel luglio del 2013 - riprende Morra - incontrammo in delegazione l’ex presidente emerito in Quirinale. Ci ricevette a parlammo per poco meno di due ore. Alla fine s’impegno a mettere un freno agli abusi della decretazione d’urgenza che quando si accompagna alla richiesta della fiducia diventa un doppio abuso. Che fine ha fatto quell’impegno? Le parole sono importanti solo quando diventano fatti concreti».
DI MAIO IN FUGA
Mentre Luigi Di Maio, vice presidente della Camera, definito da Grillo «un politico straordinario», sfuggiva all’assalto del finto-Bruno Vespa appostato fuori da Montecitorio, e si negava ai cronisti, Roberto Fico commentava il discorso del presidente. «è scontato che debba essere imparziale, i nostri parlamentari lo hanno applaudito molto su questo punto perché ci è sembrato un miracolo sentire un presidente della Repubblica dire che sarà imparziale e che non sarà un giocatore, questo è sicuramente un punto da apprezzare». Altro passaggio che il presidente della Commissione di vigilanza Rai ha rimarcato è l’accenno «all’informazione libera e indipendente dal governo e dai partiti senza la quale non può esserci una sana democrazia». Ci aspettava qualche timida apertura, invece il nuovo inquilino del Colle ha fatto espresso riferimento alla «voglia di cambiare dei giovani parlamentari, portatori di indignazione e speranze.». Parole che passate ai raggi «x» lasciano ora intravedere una nuova stagione di rapporti con il Quirinale.
DADONE CAPOGRUPPO
Qualcuno è rimasto però sulle sue posizioni. Riccardo, siciliano e palermitano come Mattarella è rimasto immobile non ha applaudito. «Bellissime parole, per carità, ma ora servono fatti». E anche Mario Scibona, leader No Tav è rimasto piuttosto freddo.
L’applauso corale ha scatenato l’ennesimo dibattito interno. Aver detto che «in questo modo ci siamo omologati a tutti gli altri» è costato a Giorgio Sorial il posto di vice capogruppo alla Camera. I colleghi gli hanno preferito Francesca Businarolo che ora affiancherà la capogruppo Fabiana Dadone. Per una volta ha prevalso la linea morbida.