PESCARA Lunedì 9 si riunirà la giunta di Confindustria Abruzzo per decidere con voto segreto sulla candidatura di Fabio Spinosa Pingue alla presidenza regionale dell’associazione. In quella sede si scioglierà il nodo che ha impedito fino a questo momento la successione a Mauro Angelucci e alimentato le polemiche tra le territoriali di L’Aquila e Teramo da un lato e Chieti Pescara dall’altro sul tema della creazione di una sola Confindustria regionale: L’Aquila e Teramo contrarie, Chieti Pescara (già fuse tra loro) favorevoli. Lo scontro confindustriale si è però trasferito sul piano politico dopo l’intervento dell’ex presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera contro «l’isolazionismo» della classe dirigente aquilana («vogliono essere capoluogo di regione ma pensano solo a se stessi») e il fallimento della ricostruzione post-sisma come occasione di sviluppo per L’Aquila e per tutta la regione («Dove sono finiti i 12 miliardi finora spesi?»). A Primavera ieri hanno risposto il sindaco Massimo Cialente e l’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano che contestano nel merito le affermazioni dell’imprenditori. Oggi è la volta di Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale aquilano del Pd, autore del disegno di legge per L’Aquila capoluogo. Dopo aver definito la tesi “isolazionista” di Primavera «inconsistente e sciagurata», Pietrucci ricorda innanzitutto che «la ricostruzione della Città, che prevede un importante flusso di denaro nei prossimi mesi, sarà una ricchezza per le imprese di tutta la provincia», poi frena, sposando le tesi di Cialente, sul rischio di una incontrollata semplificazione del quadro amministrativo regionale: «La tendenza verso l'unificazione di aziende importanti come la Asl e le Ater», sostiene Pietrucci, «mascherano il tentativo di spalmare sulle quattro province i debiti di qualcuno a discapito di realtà che invece funzionano; L'Aquila non può permettere che in questo delicato momento ciò avvenga. Non è così che si esce dalla crisi. L'Aquila ha bisogno di attenzione, è vero. Ma questo accade perché in qualità di capoluogo di Regione, deve essere il motore dello sviluppo di nuovo corso cui siamo chiamati tutti, senza eccezione alcuna. Non abbiamo affatto bisogno di isolazionismo al quale ci vogliono costringere, piuttosto, con trucchi, cattive prassi, dimenticanze, cattiva politica da baronati medievali». Attacca Primavera il segretario di Apindustria L’Aquila Massimiliano Mari Fiamma: «La nostra associazione, così come molte delle altre strutture datoriali del comprensorio, sta conducendo da sei anni, spesso in modo condiviso, una sfibrante azione di supporto, di condivisione e, a volte, di critica, al fianco di tutti gli attori preposti non solo alla ricostruzione post-sisma ma anche a governare le criticità di territori come la Valle Peligna, la Marsica, l'Alto Sangro e la Piana del Cavaliere, ed in tutto questo tempo non mi pare si sia mai nè visto nè sentito un Paolo Primavera. Spesso invece», dice Mari Fiamma, «i regionali sono stati di ostacolo e non di supporto in un momento in cui, se i confini regionali disegnati nel 1970 hanno mai avuto un senso, era il momento giusto di stringersi intorno a chi subiva un trauma violentissimo». Anche il sindacato fa sentire la sua voce. Per il segretario della Cgil L’Aquila Umberto Trasatti la «tendenza all’isolamento che Primavera vede nel capoluogo si annida in altri luoghi e altri ambienti». Quanto alla ricostruzione, Trasatti smentisce che sia stata un’occasione persa: «L'opera di ricostruzione ha offerto una possibilità di lavoro a 12-13mila operai edili e a centinaia di aziende abruzzesi e italiane delle costruzioni e dell'indotto, che nel cratere sismico hanno evitato di finire nel vortice della crisi e dei fallimenti». Certo, aggiunge Trasatti, c’è molto altro da fare. Per esempio «sarebbe stato opportuno e conveniente (per le aziende) che l'intera Confindustria, tutte le province intendo, si fossero schierate accanto agli amministratori locali e ai sindacati per incalzare i governi, velocizzare la ricostruzione e avere per tempo i fondi».