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Pescara, 24/11/2024
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Data: 05/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
L’Aquila-Pescara, adesso è alta tensione. Pingue: «Contro di me il metodo Boffo»

L’AQUILA Un balzo indietro di quasi mezzo secolo quando, nella neonata Regione Abruzzo, a Pescara si prendevano d'assalto i negozi e all'Aquila (era il febbraio del 1971) si mettevano a ferro e fuoco le sedi dei partiti, per imporre primati e supremazie. La riorganizzazione geopolitica d'Italia, nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, nell'Anno Domini 2015, quella che va verso le macroregioni e la fusione di Comuni, Province, enti e associazioni di categoria, riaccende e infuoca i campanili.
Ad innescare la miccia, questa volta, non il discorso di Emilio Mattucci (il primo presidente della Regione), ma l'elezione del nuovo presidente di Confindustria e, con essa, la riorganizzazione e unificazione dell'associazione degli imprenditori.
Da una parte il «blocco della costa», dall'altra l'orgoglio del capoluogo ferito. Nel mezzo le questioni irrisolte del primato: la sede della Corte d'Appello, del Tar, delle istituzioni regionali e di quelle delle associazioni di categoria.
«BREZZA MARINA»
E' probabilmente vittima anche di questa guerra la candidatura, bocciata dai probiviri, e riammessa dal nazionale, dell'aquilano (sulmonese) Fabio Spinosa Pingue, ad oggi, ancora e di nuovo, unico candidato in vista della votazione che si terrà il 9 febbraio: «Abbiamo idee diverse sulla nuova Confindustria -si sfoga Spinosa Pingue- Io sono stato il promotore in questa prima fase della Confindustria unica sui due poli, che fa sinergie ed economie e garantisce la presenza sui territori oltre che la pari dignità».
A lui, dice, è stato «applicato il metodo Boffo. Non serbo rancore, non chiedo le dimissioni di nessuno (dei probiviri; ndr). E poi non le devono a me. Forse le devono alla loro coscienza». Spinosa Pingue parla «di una brezza marina che vigliaccamente ha fatto recapitare la decisone dei probiviri alla stampa», impallinandolo. «Perché abbiamo idee diverse sul futuro della nostra regione in relazione anche al ruolo che alcune comunità devono recitare nella futura macroregione».
BARONIE MEDIEVALI
E gli echi intorno, confermano una guerra dai confini definiti: per il socialista pescarese Riccardo Padovano, la contrarietà alla fusione di Confindustria, sostenuta da molti politici del capoluogo (dal sindaco Massimo Cialente al consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci) è «una mentalità anni '70 che, fortunatamente, chi vive nella fascia costiera ha perso, assumendo, piuttosto, una mentalità più veloce, più operativa, rendendo ovviamente risibile l'allusione alle baronie medievali che ritroviamo nelle parole degli amministratori aquilani».
«L'Aquila è ormai una zavorra per l'intero Abruzzo, anche da un punto di vista politico -rincara la dose Carlo Costantini, presidente del comitato fusione Pescara, Montesilvano, Spoltore- Quando si interromperà (prima o poi inevitabilmente accadrà) il flusso di denaro che alimenta appalti e ricostruzione, L'Aquila avrà smesso di esistere da tempo ed avrà ulteriormente rallentato la crescita e lo sviluppo dell'intero Abruzzo».
NUOVA FASE
«Considerazioni di una violenza e di un qualunquismo così smaccati da risultare surreali e stupide -ribatte il segretario del Pd aquilano, Stefano Albano- da un ex candidato alla presidenza della Regione poi: occorre aprire una nuova fase, che sia aquilana ma non nel modo miope che intende Costantini, aquilana all'interno del sistema regionale. Non ci arrendiamo perché siamo convinti che L'Aquila, al contrario di quello che pensa e dice Costantini, può dare tanto all'Abruzzo».
Patrizio Iavarone

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