Gentile direttore, non c’è niente da fare. Passano gli anni, ma l’atavico campanilismo che tanti guasti ha provocato in Abruzzo è sempre pronto a riesplodere. E non già tra la gente comune che giustamente se ne infischia, quanto ad alti livelli politici ed economici. Deprimente e degna di miglior causa la polemica che ha fatto seguito ai problemi sorti in Confindustria per l’unificazione delle federazioni di Chieti e Pescara. Una dichiarazione dell’ex presidente teatino Paolo Primavera sul presunto isolazionismo dell’Aquila, non solo in Confindustria, ha scatenato una reazione che è poco definire vivace. E’ sceso in campo lo stesso sindaco aquilano Massimo Cialente che in difesa del capoluogo ha condotto battaglie contro tutti. Si è ricreata insomma la frattura (mai sanata) tra il versante dell’area metropolitana Chieti-Pescara e quello de L’Aquila-Teramo. E riemergono le reciproche accuse di spoliazioni o di accentramenti di uffici e di funzioni. Dalla Confindustria la diatriba si sta spostando su altri piani e se investe anche la politica, non c’è da stare allegri. Francesco Di Miero