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Data: 05/02/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Nazareno “congelato”. Forza Italia nel caos. L’annuncio di Toti, consigliere di Berlusconi: «L’intesa è finita, rotta» Si dimettono Brunetta e Romani. Sulle riforme voteranno «caso per caso»

ROMA Il patto del Nazareno «è morto», «congelato», da oggi Forza Italia valuterà volta per volta e senza nessun vincolo le proposte del governo sulle riforme. Dopo lo smacco subito con la elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, Berlusconi fa saltare il banco delle riforme e accusa Matteo Renzi di aver rotto l’asse Pd-Fi del 2013. Ma Forza Italia vacilla e per la prima volta ad essere messa in discussione è la stessa leadership del Cavaliere. Tocca a Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, annunciare dopo un drammatico ufficio di presidenza durante il quale Brunetta e Romani, rassegnano le dimissioni, annunciare la rottura del patto. «Il patto del Nazareno così come lo avevamo interpretato fino a oggi è rotto», dice. «E’ stato Renzi a disattendere per primo la parola data e a non rispettare gli accordi», accusa un dirigente forzista mentre Renato Brunetta lancia a modo suo un vero siluro al capo democratico del governo. Per il Colle, dice, «c’era un nome condiviso ed era quello di un fondatore del Pd» e «non c’è mai stato alcun accordo sul presidente della Repubblica con Forza Italia, l’accordo era solo sulle riforme», smentisce però in serata Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Pronta e molto dura la controreplica del capogruppo forzista a Montecitorio. «La giovane ministra Boschi ha la memoria corta ma certamente insegue i voti, ci ricordiamo tutte le telefonate sue e del sottosegretario Lotti per chiedere i voti di Forza Italia per non andare sotto, e non solo sulle riforme, a causa dei dissidenti interni». «Se vuole le diciamo giorno mese e date e ora delle telefonate sue di lotti ce le siamo segnate tutte», aggiunge minaccioso. Ma è in Forza Italia che si consuma una sorta di psicodramma. Silvio Berlusconi prova a ricucire con i dissidenti del partito che hanno messo il duo Verdini-Letta sotto accusa per aver portato il partito alla sbaraglio, sostenendo senza condizioni le riforme di Renzi ma ormai la frittata sembra fatta. E dopo l’ennesimo faccia a faccia avvenuto nella notte a palazzo Grazioli, Raffaele Fitto convoca i giornalisti a Montecitorio e spara ad alzo zero sul vertice di Fi, chiedendo di azzerare tutte le cariche. A scatenare le ire del dirigente pugliese è la decisione di Berlusconi di convocare l’ufficio di presidenza, un organismo «abusivo» perché non eletto da nessuno ma nominato dal cerchio magico dell’ex premier. Sono ancora i voti di almeno una quindicina di «franchi soccorritori» azzurri, copyright di Gasparri, arrivati a Mattarella, a inquinare i pozzi. Berlusconi formalmente difende Denis Verdini che ha incontrato martedì sera con Gianni Letta. Ma questa volta malgrado i richiami del partito azienda che gli consiglia prudenza è molto arrabbiato. L’idea di essere stato «fregato» da un ragazzo non è digeribile. E il rischio che dentro Forza Italia si scateni una guerra di bande per il controllo del partito è reale. Il Cavaliere avrebbe voluto assumere un atteggiamento più cauto, non dichiarare «rotto» il patto ma «congelato». Ma anche nella cerchia dei fedelissimi la linea della collaborazione con Renzi è ormai considerata masochista. «Il patto non è rotto perchè non c’è mai stato», dice Augusto MInzolini. «Basta con riunioni furtive, cerchi, accoppiate, e califfati o sulla storia di Fi scorreranno i titoli di coda», dice persino Michaela Biancofiore, «nessun nominato a più legittimazione», aggiunge. Alla fine arriva la nota del Comitato di presidenza. «Denunciamo il metodo del scelto dal partito democratico per arrivare alla designazione del candidato presidente». Il Cavaliere non ha ancora deciso come uscire dall’angolo. Per ora respinge le dimissioni dei capigruppo e di tutto il vertice. Ma rinvia a mercoledì prossimo la riunione dei gruppi parlamentari. In serata la nota di Romani. D’ora in poi Fi voterà «solo ciò che serve al Paese».

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