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Data: 06/02/2015
Testata giornalistica: Ferpress
Finmeccanica, partecipazioni statali nel racconto di Moretti

L’amministratore delegato di Finmeccanica Mauro Moretti ha tenuto, a lungo e in ore notturne, un’altra importante audizione alla Camera che ricorda quella analoga (e poi passata agli annali) come responsabile del gruppo FS per illustrare la “storia” del progetto Alta velocità. In quella occasione – si ricorderà -, Moretti compì una sorta di “operazione verità”, snocciolando le cifre e le ragioni di quei “sovraccosti” (meccanismo delle “compensazioni” e via dicendo) che contribuirono a far lievitare il conto finale dell’AV italiana.

Nelle due ore e più di durata dell’audizione di fronte ai parlamentari della Commissione Attività Produttive, Moretti ha tracciato un impietoso quadro della situazione ereditata in Finmeccanica, disegnando la visione di un gruppo che ha funzionato più come le ex “partecipazioni statali” che da autentico gruppo industriale. Decine (o centinaia?) di aziende che hanno pensato più a perpetuare se stesse che a contribuire alla produzione – e soprattutto – alla redditività del gruppo. Aziende fornitrici il cui fatturato è giustificato al 100 per cento da Finmeccanica, ma che non rientrano nella proprietà del gruppo, mentre – contemporaneamente – per esigenze di cassa si perdeva il controllo (alienando parte del pacchetto azionario) di quelle poche in grado di fornire redditività.
Insomma, una storia complessa e che contribuisce a rendere ancora più discutibile il percorso della cosiddetta “grande industria italiana”: un settore che garantiva molte convenienze a tutti (alla politica locale e nazionale che poteva vantare la presenza sul territorio di “fabbriche” e occupazione; agli amministratori del gruppo che gestivano i bilanci con operazioni spesso sulla carta) e che ha finito per disperdere un patrimonio che – se opportunamente sviluppato – oggi potrebbe far invidia all’industria tedesca.

La svolta impressa e che intende svolgere Moretti è probabilmente ancora più profonda di quella realizzata alle Ferrovie, un’altra azienda che a lungo è rientrata nel perimetro delle “partecipazioni statali” e che oggi guarda addirittura alla quotazione in borsa. Al di là dei destini di Finmeccanica, non si può fare a meno di notare il significato della svolta governativa nelle nomine negli enti pubblici: fine delle vecchie “logiche di appartenenza”, scelte operate in completa autonomia (Boeri all’Inps è un esempio da manuale, al riguardo), criteri il più possibile “meritocratici” (i risultati diranno poi se effettivamente tali), insomma un deciso taglio con il passato. Dire che era ora è poco.

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