ROMA Senatrice Lanzillotta, perché torna nel Pd e perché proprio ora?
«Rispetto al 2013 è cambiato tutto. Allora, come è scientificamente provato dagli studi dei flussi elettorali, Scelta Civica sottrasse a Silvio Berlusconi i voti con i quali avrebbe vinto le elezioni. Oggi il Pd, che non ha più i condizionamenti di allora come la Cgil, è il vero motore delle riforme».
Proprio nessun rimorso per la fine di Scelta Civica?
«Scelta Civica ha rappresentato quei segmenti dinamici del ceto medio italiano che, sulla basi di valori liberaldemocratici, intendono contribuire a far uscire l’Italia dalla crisi. Alle europee questo elettorato si è spostato su Renzi inviandoci un segnale persino brutale».
E Monti?
«Il senatore Monti mantiene una statura internazionale. Ma la sua avventura politica non è stata felice. La politica è una cosa complessa e spesso è fatta di amarezze. Lui ha scelto di tirarsene fuori. Più che noi a lasciare lui è stato lui a lasciare noi».
Siete in otto ad entrare nel Pd ma per lei è un ritorno a casa.
«La nostra è una scelta collettiva che ha un valore politico. Non si tratta di assicurare i numeri al governo al Senato perché eravamo già in maggioranza quanto di riconoscere che con l’arrivo di Renzi il Pd è ritornato alla missione originaria: essere l’energia riformatrice del Paese».
Lei dopo la rottura del 2009 col Pd torna sui suoi passi.
«Per me quel passaggio fu traumatico. Così come è stato difficile elaborare il risultato del 2013. Ci aspettavamo di rappresentare, come Scelta Civica, una forza centrale in grado di garantire assieme al Pd la governabilità e la modernizzazione del Paese e invece fu proprio il Pd di Bersani a non reggere quella prova. Ora però il centro non c’è più nella società che si sta polarizzando fra chi vede nell’Europa il futuro del Paese e chi è antieuro e xenofobo. E non ci sarà più neppure nella politica».
Nel Pd non tutti vi accoglieranno a braccia aperte.
«E’ un partito con una forte dialettica come accade nelle grandi formazioni politiche di centrosinistra, come il Labour inglese o i democratici americani, dove convivono anime più radicali accanto a quelle liberal. Trovo che sia meglio così rispetto all’afonia de i monoliti socialdemocratici come è ad esempio la Spd tedesca».
Cosa dice a chi resta in Scelta Civica?
«Capisco il rammarico di chi ha scelto di celebrare il congresso. Ma noi avevamo detto già due mesi fa che ci sembrava una scelta sbagliata. L’Italia non ha bisogno di partitini ma di grandi forze che spingano il cambiamento».