Gentilissimo Direttore, con il suo editoriale “ D’Alfonso ci dia le liste d’attesa” Lei ha avviato un interessante dibattito, al quale ha immediatamente risposto il Presidente D’Alfonso. Nel suo intervento il Governatore indica alcune “ricette” per ridurre le liste d’attesa: - individuare un unico Cup regionale per le prenotazioni; - convincere i pediatri e medici di base a prescrivere un minor numero di esami seguendo i protocolli diagnostici internazionali; razionalizzare l’utilizzo delle apparecchiature, troppo spesso ferme durante la giornate ed i fine settimana; richiedere la collaborazione dei cittadini affinché annullino la prenotazione nel caso non ne avessero più bisogno; rendere pubblico, per ciascun presidio diagnostico-terapeutico, una sorta di curriculum vitae delle prestazioni , dei tempi di prenotazione, e della loro qualità. Proposte sensate, ma a mio avviso insufficienti, forse per un approccio “culturale” che ha colpito e distolto tutti noi da quelli che dovrebbero essere i veri obiettivi di un sistema sanitario, costosissimo peraltro, universalistico. Ormai il concetto di efficacia, è soverchiato da quello di efficienza, o meglio di economicità. I direttori generali delle Asl non vengono giudicati, anzitutto, sull’efficacia della prestazione salute, ma solo su parametri economici. Non conta non aver avviato gli screening di prevenzione, non conta avere liste d’attesa vergognose, non conta avere dei risultati in termini di mobilità attiva e passiva fallimentari. Non conta emettere bandi con errori milionari che solo successivamente vengono corretti (nel silenzio direi imbarazzato di tutti, a cominciare dai consiglieri regionali). Perché questo? Perché sia i direttori generali che i direttori sanitari di Asl vengono ancora scelti con criteri politici, territoriali, di solito dettati da gruppi lobbistici presenti anche fra cordate di medici o sindacati. Il fatto che il direttore sanitario, sia il meno pagato tra tutti i dirigenti medici, fa ben capire l’arretratezza del nostro approccio alla sanità abruzzese. Quello delle liste d’attesa infinite è uno scandalo vergognoso, perché rende la salute un fatto di classe. Chi ha i soldi, l’esame lo fa privatamente, e subito. Chi ha problemi, cerca disperatamente una raccomandazione (sono pur sempre voti) oppure aspetta. Ed è ormai una cosa normale. Nessuno si indigna. Ci sarebbero mille modi per abbattere le liste d’attesa, con efficacia ed efficienza. Ma servono veri manager della sanità e veri direttori sanitari, veri nel senso che da anni seguono un percorso professionale che non è quello delle altre branche mediche. Il miglior chirurgo o pneumologo o cardiologo, non può essere un bravo direttore sanitario, e viceversa. La medicina è cambiata: il management sanitario è oggi una branca specifica della medicina. Così come senza un vero servizio di Risk Management, ed una difesa seria da parte degli uffici legali e di medicina legale, non si può salvare i medici dal rischio di incappare, loro malgrado, nella medicina difensivistica. Un modo per abbattere le liste d’attesa ed i tempi lunghissimi per interventi chirurgici c’è, ed è semplicissimo. Oggi è la sanità privata che di fatto “impone” le prestazioni convenzionate. Un vero manager calcolerebbe il costo, al centesimo, di una determinata prestazione, esempio una risonanza del rachide cervicale, esame abbastanza semplice. Dall’energia elettrica al personale, al materiale di consumo ecc. Mettiamo siano 400 euro. Si emana un bando per acquistare all’esterno la prestazione, base di gara es. 390 euro. Poi, in modo random, si controlla la qualità della prestazione. All’ospedale, nei quali le apparecchiature devono funzionare almeno 20 ore al giorno per 7 giorni, si lasciano le prestazioni più complesse. I costi di personale aggiuntivo, si recupererebbero con altri risparmi su spese “gonfiate”. Lo stesso si dovrebbe fare per i posti di lungodegenza e post acuzie. E’ semplicissimo. Quello della sanità è il primo terreno di sfida. D’Alfonso e Paolucci, l’intera Giunta, compiano il salto di qualità. Finalmente vengano nominati veri manager sanitari (non facenti parte di cordate), e si fissino obiettivi veri. Altrimenti non saremo diversi da chi ci ha malamente preceduto.
(*) Sindaco dell’Aquila e medico