MILANO I berlusconiani spingono, Matteo Salvini frena: «Forza Italia e Lega Nord faranno opposizione insieme, c’è un accordo a 360 gradi» esulta Renato Brunetta. «Un attimo, abbiamo appena cominciato a parlare» replica il segretario del Carroccio. Che si mostra prudente e diffidente. E dileggia: «Vediamo se per una settimana riescono a mantenere una posizione ferma». Tuttavia, ci sono le elezioni regionali alle porte ed entrambi - forzisti e leghisti - hanno bisogno l’uno dell’altro, così come accade inevitabilmente da più di quindici anni.
A CENA CON GIORGETTI E TOTI
Da un paio di settimane Berlusconi ha ripreso a corteggiare i padani. Due incontri riservati con Umberto Bossi durante i giorni caldi dell’elezione per il Colle hanno aperto la strada alla cena di domenica sera ad Arcore. Da un lato del tavolo Matteo Salvini, giunto trafelato da Palermo dopo le 22, e Giancarlo Giorgetti; dall’altro il padrone di casa e Giovanni Toti. Alla fine vigorose strette di mano e un sentito arrivederci. Molti argomenti sul tavolo: dura opposizione a Renzi, riforme costituzionali, e soprattutto candidature comuni da presentare alle regionali.
«Io mi sono limitato a chiedere se la rottura del patto del Nazareno sia una cosa temporanea oppure no. Ci hanno detto che lo strappo è definitivo, stiamo a vedere» minimizza Salvini, intento a dare di sé l’immagine dell’uomo che non deve chiedere mai. «Noi siamo all’opposizione da molti anni, da soli. Se Forza Italia ha finalmente capito che il governo è tanto pericoloso quanto disastroso e vuole unirsi a noi, ben venga». Però, sostiene, non significa che già ci siano accordi elettorali, «né a livello nazionale, né locale. Se si votasse domani la Lega andrebbe da sola».
”LA LEGA CRESCE AL SUD”
Domani però non si vota, e neanche dopodomani. Le regionali sono previste per maggio, c’è tutto il tempo per «trovare la quadra», come si diceva un tempo. In ballo, dal punto di vista dei leghisti, ci sono Veneto, Liguria e Toscana. Sul nome di Zaia, governatore uscente del Veneto, non ci sono discussioni. A Genova e dintorni, invece, Forza Italia vorrebbe un proprio uomo: «Ma se non ci fanno una proposta davvero convincente, noi continuiamo a puntare sul nostro candidato (Edoardo Rixi, ndr.). E chiederemo agli altri di unirsi a noi».
In cambio, i padani metterebbero a disposizione i loro voti per gli aspiranti governatori di Forza Italia in Campania e Puglia. E Salvini, che in quanto a uomo di marketing ha poco da invidiare perfino a Bossi, va dicendo che i suoi consensi al centro sud sono in costante lievitazione: «Contiamo di arrivare a doppia cifra nel meridione». Insomma, un accordo obbligatorio. Tanto da consentire al segretario leghista di porre condizioni ferree: «Niente Ncd. Il nostro simbolo e quello di Alfano non potranno mai stare insieme. Non, almeno, fino a quando saranno al governo con Renzi».
Piccata e immediata la replica degli alfaniani, che ora buttano la palla nel campo di Berlusconi: «Anche noi non vogliamo stare con la Lega» dice Roberto Formigoni «E’ Forza Italia che deve decidere se ricostruire il centrodestra a partire da un’alleanza con le forze moderate di Area Popolare o con gli estremisti della Lega». Un problema per il Cavaliere poiché nelle regioni del Sud l’apporto di Ncd e Udc potrebbe risultare determinante per vincere, mentre la consistenza delle Lega nel meridione è soltanto una suggestione da sondaggio.
IL DISSENSO IN FORZA ITALIA
Come non bastasse, Berlusconi deve fare i conti anche all’interno del proprio partito. Il ritorno all’opposizione dura non convince l’area del dissenso forzista, a cominciare da Raffaele Fitto. «Verrebbe da dire: meglio tardi che mai. Il problema, però, è che la frittata ormai è stata fatta. Bisogna ricominciare da capo, azzerare tutti le cariche nel partito». Capezzone, altro dissidente, è sulla stessa linea: «Forza Italia deve ricominciare tutto da capo, sennò sarà soltanto una recita di opposizione».