L’AQUILA «Le spese non rendicontate dal commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi sono un fatto ormai noto. In questi anni lo abbiamo detto e ripetuto e lo stupore di qualcuno oggi appare davvero fuori luogo». Sul miliardo transitato (e non rendicontato) nella contabilità speciale per l’emergenza e la ricostruzione, il sindaco Massimo Cialente è perentorio: «Chiodi non è stato capace di fare il suo lavoro e non lo sono state neppure le persone di cui si era circondato. Ora il problema vero è capire chi dovrà fare questo lavoro – magari la Regione o la Presidenza del Consiglio – ma la cosa non è semplice. La Regione non intende sottrarsi a questo compito, ma c’è bisogno di una legge ad hoc che stabilisca percorso e competenze, altrimenti quei garage pieni di carte e fatture non verranno svuotati. Una cosa va però chiarita: stiamo parlando di un problema di Chiodi e non della città. L’Aquila», insiste il sindaco, «ha vissuto dopo il terremoto la terribile fase del commissariamento, che ha piegato tutti i Comuni del cratere. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la gestione commissariale di Chiodi, che era anche presidente della Regione, e di tutti i suoi uomini è stata fallimentare sotto ogni punto di vista. Norme, rendicontazione, gestione dei fondi destinati alle scuole del cratere e finiti invece in altri territori. Ci sono alberghi che devono ancora avere i soldi per l’accoglienza agli sfollati. E chi più ne ha più ne metta. Tutto il lavoro è stato impostato male, il commissario Chiodi ha reso un pessimo servizio ai terremotati». Ma intanto il tempo passa e il rischio di un intervento della Corte dei Conti e dell’amministrazione centrale, visto l’ultimatum della Ragioneria, è incombente. «Il legislatore dovrà decidere il da farsi. Ci sono quintali di documenti da riordinare per poter poi rendicontare tutte le spese, fino all’ultimo centesimo. Forse bisognerà appaltare il lavoro a una società. Una situazione», conclude Cialente, «che sarebbe stato possibile evitare con una gestione diversa».