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Data: 13/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tra insulti e cazzotti così la seduta fiume si trasformò in palude

ROMA Un fiume in piena che si gonfia, ribolle, straripa. Per poi trasformarsi in una palude, pronta a inghiottire nelle sabbie mobili qualunque votazione. Appare così l’aula della Camera dei deputati mentre i lavori avanzano a fatica nella notte, con i grillini che salgono sui banchi al grido di «onestà» e costringono il vice presidente di turno Giachetti a sospendere la seduta. A Montecitorio non si approva nulla, al momento. Il grillino Di Stefano che denuncia: il renzismo è il nuovo nazismo. «Lavorano la notte, come i ladri», dice Scotto di Sel. E’ da mercoledì sera che va in scena il pugilato tra la maggioranza e le opposizioni. Tutti insieme contro il Pd che in un hashtag coniato per l’occasione viene definito ”Pdittatori”. Urla, spintoni, risalite nell’emiciclo, su su, fino in cima, con i pugni serrati. La tensione è tanta, una sigaretta ci vorrebbe proprio. Naturalmente è proibito. C’è chi non rinuncia a quella elettronica, e anche questo diventa motivo di scontro.
VIETATO “SVAPARE”

«È dimostrato che questa pratica aumenta l'inquinamento indoor, e non è un bell'esempio per le scolaresche che vengono ad assistere dalle tribune i nostri lavori», nota stizzito Andrea Zolezzi dei 5 stelle. Al suo fianco si schiera immediatamente Settimo Nizzi di Forza Italia. Che rilancia: «La sigaretta elettronica al chiuso non si usa. Chi è responsabile del rispetto della normativa antifumo?». Tutte le opposizioni inveiscono contro la presidente della Camera, Laura Boldrini, che, disperata, con voce rotta, grida «fermi, fermi, cosa state facendo. Calmatevi». Fatica sprecata. I grillini replicano con un sonoro «serva, serva», scandito al ritmo dei testi della legge di riforma sbattuti sui banchi.
Alle nove di sera Pizzolante di Area popolare avverte che «occorre accelerare per impedire speculazioni di bassa lega. E dico Lega non a caso», puntualizza. E’ il segnale che leghisti e M5S aspettano. Allasia, Grimaldi e Molteni gli si avventano contro. Intervengono i commessi. Invano. «Coglione!», urla qualcuno nel caos. «Buffoni, vergogna», rispondono gli altri. «Scambio di apostrofi», riporta, pudico, il resoconto stenografico della seduta notturna.
Scoccano le 23. Viene votato il proseguimento a oltranza della seduta. «Che dobbiamo fare del regolamento della Camera? Buttarlo nel cestino?», provocano i deputati Fraccaro e Sannicandro. «Buttali fuori», invocano democratici e centristi. La Boldrini cerca inutilmente di dominare il caos. Richiama, supplica, minaccia. Niente. E il grillino Crippa punta il dito: «Lei, presidente, non riesce a tenere l’ordine in aula!». E poi: «Dittatrice!». E’ il tana libera tutti. «A chi telefoni? Molla quel telefono», urla il grillino De Lorenzis a Rosato del Pd, accusato di «prendere ordini dal governo». Leghisti e M5S si scatenano e parte il coro ritmato «serva, serva!». Della maggioranza e del governo si intende.Alle undici e mezza alla presidenza sale la vice Marina Sereni, che affronta a muso duro il catino incandescente, pur confessando di sentirsi «leggermente spaventata». Infatti, puntualmente, anche contro di lei partono i cori: «serva, serva». Alle due di notte, esausta, la Sereni, demorde. Tutti a casa. Ma il giorno dopo, ieri, è peggio. Tutto si ferma. E il fiume diventa palude.

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