SAN SALVO «Utilizziamo l’autoporto per costruire alloggi popolari. Sempre meglio dell’abbandono». È la provocazione di alcune famiglie del posto in attesa, da anni, di una casa popolare.Un anno fa l'annuncio di nuovi finanziameti dalla Regione e l'avvio di trattative anche con la Sangritana. Poi il nulla. ma non si vedono spiragli, nonostante le interpellanze a firma di Paolo Palomba e Nicola Argirò, l'autoporto è nel più completo abbandono. La strutture è flagellata dai vandali. Sparito tutto il materiale elettrico e ferroso . Gravi i danneggiamenti ai soffitti e ai quadri elettrici. Sono trascorsi dieci anni esatti dall'inaugurazione in pompa magna. I numeri erano da grandi aspettative: 48 piazzali, uffici e bar-ristoro, magazzino “gomma-gomma". Il tutto spalmato su 84mila metri quadri di estensione per una spesa complessiva che sforò i 33milioni di euro. L’area potrebbe divenire uno snodo ferroviario collegato con il porto di Punta Penna. Una idea che potrebbe riportare l'interesse degli industriali sulla struttura. Così com’è ridotto l’autoporto non interessa a nessuno. Le industrie però chiedono l’attivazione di una linea ferroviaria collegata al porto. L’eventuale entrata in gioco della Sangritana verrebbe accolta con sicuro interesse dalle aziende che hanno la necessità di velocizzare i trasporti. L’idea avanzata due anni fa piaceva ai sindacati che da anni chiedono alla politica e alle istituzioni di trovare soluzioni per migliorare la logistica e ridurre i costi di trasporto e smistamento delle merci. Lo snodo, a disposizione anche delle aziende della vallata del Trigno, riporterebbe linfa vitale nelle aree del Vastese interno. Fra i sostenitori dell’iniziativa ci sono anche gli industriali. Confindustria è riuscita a far reinserire il porto nell’asse del sistema mercantile Adriatico. Uno snodo ferroviario a Piana Sant’Angelo sarebbe la ciliegina sulla torta. Non viene scartata neppure l’idea di riconvertire il centro di smistamento in una sorta di ostello- villaggio per gli autotrasportatori che numerosi frequentano la zona. Resta in piedi anche la gestione pubblico-privata. Vanno comunque trovati i privati disposti a entrare nella spa. Considerato il momento economico negativo e le spese da sostenere solo per riparare i danni, è questa l’impresa più difficile. Ed è di queste ore la proposta choc che arriva da un gruppo di famiglie in difficoltà economica. «Fate dell'autoporto, il simbolo di una politica sprecona e che non riesce a trovare un punto d'accordo,un rifugio per chi non ha più un tetto. Tante famiglie avrebbero finalmente pace. Sempre meglio dell'abbandono».