ROMA Prosegue la scia di polemiche seguita all’aventino deciso dalle opposizioni e al sì della Camera al ddl di riforma costituzionale. E’ sempre Forza Italia a tenere alto il tono delle critiche a Matteo Renzi. Renato Brunetta accusa infatti il premier di aver rotto il patto del Nazareno, «che intendeva superare la guerra civile tra le forze politiche» e, intervistato su Sky da Maria Latella, afferma che FI «non teme le elezioni e tantomeno le rodomontate di questo bullo di periferia». Il capogruppo azzurro, comunque, precisa che in caso di elezioni anticipate non si voterà con l’Italicum: «L’unica legge elettorale esistente è il Consultellum. Per noi c’è solo quella, che è proporzionale puro». Brunetta afferma poi che quando nei prossimi giorni la delegazione di FI sarà ricevuta al Quirinale, diranno a Mattarella che «il combinato tra riforma costituzionale e riforma elettorale voluto dal Pd è una ferita mortale per la democrazia: una deriva plebiscitaria e autoritaria».
Diversi i toni usati da Giovanni Toti, ospite di Lucia Annunziata a ”In mezz’ora“. Il consigliere politico di Berlusconi, mettendo in evidenza una differenza di strategie tra gli azzurri, non nega che FI, come promesso da Brunetta, «farà un’opposizione da sorci verdi, ma - aggiunge - i sorci di Forza Italia sono sempre ragionevoli. Se ci propongono cose ragionevoli, noi ragioniamo». FI, dice ancora Toti, «si è sempre comportata responsabilmente e civilmente, se abbiamo deciso di abbandonare l’aula è perché il Pd ha voluto proseguire una seduta fiume di notte con 308 voti per approvare da soli una riforma della Repubblica che invece è patrimonio di tutti».
E sulle divisioni dell’opposizione sembra voler giocare il Pd, nel tentativo di riportarne almeno una parte in aula quando a marzo ci sarà il voto conclusivo della Camera sulla riforma. Oggi pomeriggio la Direzione dem discuterà infatti su come tentare di separare FI, Lega e Sel dalla linea di M5S che appare irrecuperabile a un confronto nell’ambito della normale dialettica parlamentare. Anche ieri la grillina Carla Ruocco è infatti tornata sulla improbabile minaccia delle dimissioni in blocco di tutti i parlamentari a 5 Stelle per far sciogliere Le Camere.
APPELLO DEM
Un appello a FI, Lega e Sel è stato ripetuto da Ettore Rosato - che con questi gruppi era quasi riuscito a raggiungere un abbozzo di intesa - perché rinuncino all’aventino. Il Pd, ha detto il vicecapogruppo dem alla Camera, «ha interesse che sul voto finale alla riforma le opposizioni, o almeno una parte di esse, rientrino in aula. Voglio ricordare che con FI, Lega e Sel avevamo trovato un accordo, poi loro hanno deciso di seguire M5S. Ma noi siamo decisi a ricostruire un rapporto politico, in particolare con FI, e infatti dopo la loro uscita siamo stati attenti a non stravolgere i contenuti del testo della legge che avevamo concordato con loro al 100 per cento». Insomma, una linea articolata, quella del Pd, tra moderate aperture all’opposizione ma tenendo ferma la determinazione ad «andare avanti in ogni caso col cambiamento». In questo senso si sono espressi la vicesegretaria Debora Serracchiani e il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti. Quest’ultimo, replicando, sempre ”In mezz’ora“, a Toti che criticava «la fretta» di Renzi, ha detto che «con i tempi di FI stiamo aspettando le riforme da 20 anni. E comunque - ha aggiunto Giachetti - ricordo che il Lodo Alfano è stato approvato in 20 giorni e il Porcellum in due mesi. La Costituzione suggerisce che le riforme è meglio farle in modo condiviso, ma se non lo si fa c’è la legittimazione a farle comunque. Poi, con il referendum, sarà il popolo a dire l’ultima parola».