ROMA Alle tre della scorsa notte un applauso liberatorio della sola maggioranza ha salutato nell’aula della Camera abbandonata dalle opposizioni, l’approvazione di tutti gli articoli del ddl di riforma costituzionale. Il voto finale, che concluderà il secondo dei quattro passaggi parlamentari previsti per la legge, si terrà nella prima decade di marzo. Tutto da vedere se gli scranni della minoranza resteranno vuoti anche in quella occasione. Quanto alle assenze di ieri, Matteo Renzi, al termine della seduta, ha detto che «a rammaricarsene debbano essere il centrodestra e le opposizioni». «Noi - ha aggiunto in un’intervista serale al Tg1 - abbiamo fatto di tutto perché ci fossero, se se ne vanno cosa possiamo farci? Fermarci sarebbe stato un errore. L’importante è che l’Italia, ora che ci sono i primi segni della ripresa, vada avanti». E nell’immancabile tweet mattutino il premier celebrava così la fine della maratona che ha impegnato la Camera da martedì scorso: «Grazie alla tenacia dei deputati, terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale. Un abbraccio a gufi e sorci verdi». Dall’ironico riferimento alla minaccia di Renato Brunetta, Renzi è passato ad affrontare in breve lo stato dei rapporti con Forza Italia e il suo leader: «Berlusconi ha cambiato idea tante volte, lo ha fatto anche stavolta. Mi dispiace essenzialmente per lui. Ha cambiato il passato dell’Italia non gli permetteremo di cambiare il futuro. Noi andiamo avanti, se Berlusconi ricambia idea sa dove trovarci, altrimenti le riforme le faremo anche senza di lui». Condannate le «brutte scene» dei giorni scorsi alla Camera, di «deputati che si picchiavano e dei grillini che urlavano e insultavano impedendo agli altri di parlare», il presidente del Consiglio ha detto che tuttavia per il governo ora «il percorso si fa più facile», checché ne dica Brunetta, e l’orizzonte della legislatura resta il 2018: «Gli italiani non ci chiedono ”quando si vota?“, ci chiedono di lavorare per cambiare l’Italia».
SODDISFAZIONE
A mostrare soddisfazione per la conclusione della lunga sessione parlamentare sulle riforme, è anche la ministra Maria Elena Boschi: «Le riforme fanno bene all’Italia. E - scrive su Twitter - si lavora fino alle tre di notte perché ogni giorno è prezioso».
Ma sulla ”preziosità“ dei giorni - e delle notti - spesi dalla maggioranza non concorda certo l’opposizione. Sul suo blog tuona Beppe Grillo denunciando che «sulle riforme istituzionali siamo al limite del colpo di Stato bianco, quello che non si fa con i carri armati ma con colpi di mano della maggioranza. C’è - sostiene il leader di M5S - una sola via d’uscita: sciogliere il Parlamento e andare subito a nuove elezioni». Immediata la traduzione in pratica dell’ukase del capo da parte del membro del ”direttorio“ pentastellato Antonio Di Battista: «Noi parlamentari M5S siamo pronti alle dimissioni per far decadere il Parlamento e andare alle urne. Ma siamo certi - aggiunge il deputato grillino - che le altre opposizioni non lo faranno, sono attaccati alle poltrone». Da parte sua, Renato Brunetta continua sulla linea dura: «A Renzi finora è piaciuto vincere facile. Non sarà più così - annuncia il capogruppo azzurro - dovrà rimpiangere il patto con Berlusconi e FI». Brunetta, tuttavia, lascia uno spiraglio al dialogo col premier: «Tutto dipende da lui - dice intervistato al Tg1 -. Se smetterà di fare il bullo, noi ci saremo. Altrimenti, peggio per lui». Per la Lega parla Roberto Calderoli: «Qualcosa di molto grave e preoccupante è accaduto la scorsa notte in Parlamento: un solo partito, con una decisione unilaterale, ha modificato a proprio piacimento la Costituzione. Siamo di fronte - denuncia il vicepresidente del Senato - a una palese violazione dei più elementari principi di rappresentanza democratica e di rispetto della Costituzione». Calderoli conclude invitando Renzi ad «avere il coraggio di affrontare il giudizio degli elettori, anziché spingere l’esecutivo verso una deriva sempre più autoritaria».