BRUXELLES Tra scontri verbali, minacce, tattica e colpi di scena, il governo di Alexis Tsipras sembra pronto a chiedere un prolungamento di sei mesi degli aiuti finanziari, nel tentativo di svincolarsi dall'ultimatum dell'Eurogruppo che ha chiesto alla Grecia di accettare entro pochi giorni l'estensione dell'attuale programma e puntualizzando che non c’è un piano B. L'Europa «non può più guardare alla Grecia come a una colonia e ai greci come dei paria», ha detto ieri il premier greco davanti al Parlamento. «La Grecia non si farà ricattare, non facciamo compromessi», altrimenti vorrebbe dire che «la democrazia e le elezioni sono superflue e dovrebbero essere cancellate», ha spiegato Tsipras. Per il portavoce del governo, Atene non firmerà un'estensione dell'attuale programma «nemmeno con la pistola puntata alla tempia». Ma in serata fonti greche hanno fatto sapere che Atene oggi dovrebbe chiedere una estensione del piano di aiuti finanziari, ma rigettando gli impegni su riforme e risanamento di bilancio, sulla base di una bozza presentata dal commissario all'Eurogruppo dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. «Un accordo di prestito è diverso da un programma di salvataggio», ha spiegato Tsipras.
LA TATTICA
La mossa del governo greco appare tattica e difficilmente i ministri delle Finanze della zona euro accetteranno. Almeno, nonostante la retorica sempre più dura, i negoziati continuano in vista della scadenza del programma attuale il 28 febbraio. Oltre quella data, senza un accordo, la Grecia dovrebbe finanziarsi da sola sui mercati a tassi insostenibili, mentre la Banca Centrale Europea potrebbe chiudere i rubinetti della liquidità d'emergenza alle banche. Oggi la Bce dovrebbe confermare l'Emergency Liquidity Facility (ELA) per gli istituti greci: è un sintomo che Francoforte vuole lasciare le decisioni sulle sorti della Grecia in mano ai responsabili politici. Ma la fuga bancaria allarma: da gennaio sarebbero stati ritirati più di 15 miliardi dai depositi. La Bce potrebbe alzare oltre i 65 miliardi il tetto del programma ELA. Tra voci di rottura e speranze di accordo, la Borsa di Atene ha perso il 2%. L'incubo dell'uscita della Grecia dall'euro ormai viene apertamente evocato. Il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, ha chiesto all'Ecofin di valutare una “Grexit”, perché un mancato accordo avrà conseguenze «severe per la stabilità economica e finanziaria». L'ombrello dell'attuale programma può essere utile», ma sono i greci a doverlo accettare, ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha avuto un colloquio telefonico con Tsipras. Ma i partner europei non sono pronti a concedere aiuti finanziari, senza impegni vincolanti su bilancio e riforme. Dietro il braccio di ferro sulla definizione di «programma» o «accordo di prestito» si nasconde lo scontro sull'austerità. Ieri Tsipras ha confermato la marcia indietro sulle riforme con un progetto di legge per reintrodurre la contrattazione collettiva nazionale. Per l'austriaco Hans Joerg Schelling, «il governo greco deve cambiare posizione» rapidamente. «Se l'attuale programma non è portato a conclusione in modo ordinato, ne seguirà una situazione difficile», ha detto il tedesco Wolfang Schaeuble, lasciando intendere che tocca ad Atene decidere se vuole rimanere nell'euro.