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Data: 19/02/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Sul jobs act si riaccende lo scontro con i sindacati

ROMA Incontro ad alta tensione tra governo e sindacati sul jobs act. Domani il Consiglio dei ministri darà il via libera definitivo al contratto a tutele crescenti e al decreto sui nuovi ammortizzatori sociali. Il governo approverà inoltre, ma solo in prima lettura, il testo di riordino delle forme contrattuali atipiche, che dovrebbe dire addio ai contratti a progetto. Resterebbero invece in sospeso le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.). Così, ieri, attorno al tavolo del dicastero di via Veneto, la Cgil è tornata all’attacco contro la «cancellazione dei diritti» e contro le nuove norme che «non contrastano la precarietà». Da venerdì il contratto a progetto dovrebbe essere destinato a scomparire, non sarà perciò possibile farne dei nuovi «mentre su quelli esistenti - ha spiegato il ministro Giuliano Poletti - si dovrà trovare una modalità di gestione della transizione». Ma il contratto a progetto non sarà il solo ad essere rivisto: «Stiamo lavorando ad una rideterminazione del confine tra lavoro autonomo e lavoro subordinato, per chiarire anche le Partite Iva». L’ipotesi di nuovo contratto “economicamente dipendente” «è sul tavolo» ma «se si riesce a risolvere questo tema senza introdurlo è meglio». Invece, per quanto riguarda i co.co.co, il titolare del dicastero del Lavoro ha sottolineato che «ci sono situazioni specifiche nel pubblico e nel privato, che vanno valutate». Nessuna modifica, invece, per i contratti a tempo determinato per i quali restano i 36 mesi come tetto di durata massima. Al termine di quasi tre ore di incontro, il segretario confederale Cgil, Serena Sorrentino, si dice «sostanzialmente delusa» dalle nuove norme. «Non c’è quel disboscamento dei contratti e delle precarietà che il governo aveva promesso. Poletti ci ha spiegato che sul precariato non poteva usare un bazooka per non rischiare un buco enorme mentre sui licenziamenti non ha avuto problemi ad usarlo». Ancora più duro il leader Uil, Carmelo Barbagallo: «La montagna ha partorito un topolino. Nel decreto non c’è niente contro la precarietà. Ora lo spieghino loro ai giovani». Un’apertura invece è arrivata dalla Cisl: «Bene il nuovo contratto a tutele crescenti e il riordino delle tipologie contrattuali che però deve prevedere la cancellazione anche del lavoro a chiamata, ma via - dice il segretario confederale Cisl Gigi Petteni - i licenziamenti collettivi». Di questo argomento Poletti ha garantito che se ne parlerà sempre venerdì durante il Consiglio dei ministri. In questo contesto e alla fine di una giornata concitata, la Cgil non ha escluso, una volta valutati i decreti attuativi, di raccogliere le firme per un referendum abrogativo.

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