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Data: 19/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Poletti: stop alle assunzioni a progetto. Finiscono in stand-by i nuovi contratti in attesa di ridefinizione

ROMA Scompariranno i contratti di associazione in partecipazione, quelli spesso utilizzati dai commercianti per le commesse, e il job sharing (lavoro ripartito) che in Italia in realtà non è mai decollato. Ma non ci sarà l’annunciato colpo di accetta sui co.co.pro, tipologia contrattuale che sarà riformata, attraverso la «ridefinizione dei confini» che separano lavoro subordinato e lavoro autonomo, per poter individuare le finte collaborazioni e quelle vere.
Non si esclude l’introduzione di un nuovo contratto «economicamente dipendente». Nel frattempo, comunque, viene sancito lo stop a nuovi co.co.pro. e si «cerca un modo per gestire la transizione» di quelli già in essere. È una partita «molto delicata. E tirare una riga su questo contratto è complicato» ha detto durante l’incontro con le parti sociali, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Per ora restano anche i co.co.co: il governo procederà valutando «ogni specificità, sia per quelli pubblici che per quelli privati».
Iniziano a delinearsi, quindi, i contorni del decreto di attuazione del jobs act che riordina le tipologie contrattuali e che sarà varato domani dal consiglio dei ministri. Accanto al nuovo contratto a tutele crescenti, che secondo il governo dovrà diventare il modo più ricorrente di assunzione, restano i contratti a termine (per i quali nulla cambia, il ministro ha smentito le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi su una riduzione della durata massima e delle proroghe), quelli in somministrazione (ex interinali), il lavoro a chiamata e l’apprendistato (che sarà facilitato con minori costi per la formazione in capo all’azienda). Confermati anche i voucher, per i quali si sta pensando di innalzare i tetti. Sarà rafforzato, infine, il diritto del lavoratore di ricorrere al part-time.
In arrivo anche nuove norme sulle mansioni: così come prevede la delega saranno elencate regole precise e dettagliate in presenza delle quali l’azienda potrà ricorrere al demansionamento con decisione unilaterale; le regole potranno essere meno ferree nel caso di accordo con i sindacati. Il ministro ha comunque avvisato che i lavori sui decreti sono ancora in corso, per cui fino a domani, momento del varo in cdm, potrebbe intervenire qualche cambiamento. Poletti ha anche confermato che sempre domani sarà varato anche un altro pezzo del jobs act: il decreto che istituisce l’Agenzia unica ispettiva, che accorperà le funzioni di controllo attualmente svolte da ministero del lavoro, Inps e Inail. Per illustrarne il contenuto ha quindi convocato per oggi i sindacati del pubblico impiego, i quali in base alle indiscrezioni sulla bozza circolate l’altro giorno minacciano le barricate. Il governo domani approverà definitivamente anche i decreti sul contratto a tutele crescenti e sulla Naspi, che hanno appena ricevuto parere favorevole dal Parlamento.
LA DELUSIONE

«La montagna ha partorito un topolino»: al termine dell’incontro non nasconde la sua delusione il leader Uil, Carmelo Barbagallo. E così il segretario confederale Cgil, Serena Sorrentino, delegata da Camusso alla riunione: «Siamo delusi. Si tratta di un’operazione di sola semplificazione e manutenzione non quel disboscamento dei contratti e delle precarietà che il governo aveva promesso. Sui co.co.co l'annunciato stop non è altro che un cambio nominale di contratto visto che è allo studio una loro ridefinizione». La Cgil si prepara per raccogliere le firme per un referendum abrogativo del jobs act. Più positivo il commento della Cisl che apprezza la cancellazione dell’associazione in partecipazione, ma chiede l’eliminazione anche del lavoro a chiamata.

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