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Pescara, 24/11/2024
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Data: 19/02/2015
Testata giornalistica: Clickmobility
Amt e 'fondino' Tpl, nessun autista tra i 78 'esodabili'. I sindacati: “Aziende vogliono boicottare legge”

Sono 151 i lavoratori esodabili da parte delle aziende del trasporto pubblico ligure, circa la metà di quanto era stato preventivato. E sono soprattutto lavoratori indiretti, vale a dire non autisti né manutentori perché le aziende dicono che non sono in grado di sostituirli visto che l’utilizzo del fondino di dieci milioni di euro messo a disposizione dalla Regione Liguria a detta loro precluderebbe nuove assunzioni

Questi i numeri. Per Atp 8 lavoratori indiretti e 7 diretti, per Acts 8 indiretti e 15 diretti, per Rt 5 indiretti e 15 diretti, per Atc 10 indiretti e 5 indiretti. Amt spicca su tutte con la decisione di esodare su base ovviamente volontaria, 78 lavoratori indiretti e 0 diretti.



Non solo, a differenza a quanto suggerito dalla Regione, le aziende si sarebbero dichiarate indisponibili a utilizzare gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione per 6 mesi e poi anaspi) per integrare il fondino, elemento che consentirebbe di allargare la platea degli aventi diritto o risparmiare risorse. Infine, gli ‘esodati’ , che nel caso di Amt sono in pratica solo gli amministrativi, sarebbero accompagnati alla pensione con l’80% del reddito attuale, condizione che difficilmente verrà accettata da chi fa un lavoro d’ufficio.



Infine, secondo quanto riportato ai sindacati dall’assessore regionale Enrico Vesco, le aziende vorrebbero trattare direttamente con i lavoratori, senza un accordo sindacale: “Noi sindacati – spiega Andrea Gamba della Filt Cgil – abbiamo apprezzato e parecchio l’opportunità creatasi con il fondino, ma vogliamo poter allargare la platea anche ad autisti ed operati. Inoltre ci deve essere un utilizzo degli ammortizzatori sociali che estenda la platea e che farebbe risparmiare soldi alla Regione. Infine, non possiamo pensare che l’80% sia il limite massimo di copertura. deve esserci un accordo sindacale e non possiamo scaricare su quelli che rimangono l’organizzazione del lavoro di chi esce”.

Ora la Regione dovrebbe presentare una delibera di giunta, per tentare di impegnare le aziende a un accordo sindacale sugli ‘esodati’ e all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma il timore dei sindacati è un altro: “La Regione ci ha spiegato che non può fare il bando di gara fino a che non ci sono numeri e nomi di chi resterà in servizio – spiega Gamba – ma il nostro timore è che le aziende, Amt in testa, che ancora non hanno detto quante risorse metteranno nell’Ati che dovrebbe partecipare alla gara ma ancora non c’è, né cosa intendono fare.

La nostra impressione è che vogliano boicottare la legge, prendendosi i soldi del fondino e continuando a gestire il loro orticello. In questo modo perderemo il risparmio sull’Iva che la costituzione dell’agenzia consentirebbe”.



“Lo scopo del fondino – aggiunge Mauro Nolaschi, Faisa Cisal – è abbattere i costi aziendali quindi rendere strutturale il risparmio,, quindi l’interesse di un’ azienda normale dovrebbe essere quello di mandare via più persone possibili, per questo l’atteggiamento è incomprensibile, così come è incomprensibile tenere fuori gli autisti e non vuole utilizzare gli ammortizzatori sociali”.



Se la Regione non riesca a fare la gara in tempo, infatti, a saltare sarebbe l’intera legge e, con lei, l’agenzia. Inoltre, se la Regione si è detta disposta a mantenere, dopo la gara, i fondi erogati quest’anno, che ammontano a livello regionale a 118 milioni di euro, cosa faranno gli altri soggetti?



“Sono tutti in grado, a partire dal Comune di Genova, che ha messo quest’anno 37 milioni, a mantenere quelle risorse che arrivano complessivamente a circa 200 milioni di euro?” si domandano i sindacati. Se non sarà così il servizio verrà inesorabilmente tagliato.



“Il rischio più grande poi – dice Nolaschi – è che se non viene emanato e assegnato il bando, il prossimo anno il contratti di servizio scadranno tutti perché quest’anno c’è stata la proroga, ma dal 2016 si rischia il caos. Per questioni politiche che vanno da chi avrebbe voluto i tre bacini a chi teme Genova ‘matrigna’ stanno giocando sulla pelle dei lavoratori e soprattutto su quella dei cittadini”.



I sindacati ora dovranno decidere le prossime mosse. L’idea sembra quella di una doppia protesta, da un lato contro Amt e il Comune di Genova, dall’altro uno stato di agitazione a livello regionale, contro tutte le aziende e gli enti considerati responsabili dello stallo attuale.

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