ROMA Forza Italia lavora per ridurre le distanze con la Lega, dopo l'accordo con Ncd sull'alleanza per le regionali. Al «no dictat» lanciato ieri sul Messaggero dal consigliere politico di FI Giovanni Toti, il Carroccio ha risposto con l'ennesimo "no" a una coalizione con gli alfaniani, lanciando una manifestazione anti-Renzi per fine mese. Cui Forza Italia non parteciperà: «E' una manifestazione organizzata dalla Lega. Se Salvini ritiene di dover fare una manifestazione tutti insieme come fronte delle opposizioni, contro il governo Renzi, ha modo di farcelo sapere», ha commentato ieri caustico lo stesso Toti. Che, nel pomeriggio, ha riunito Altero Matteoli, il coordinatore veneto Marco Marin e Deborah Bergamini, per fare il punto sul Veneto, diventato la chiave di volta di ogni possibile accordo. «Forza Italia, che ha dato un contributo essenziale all'esperienza di buon governo della Regione Veneto, si farà promotrice della ricerca di un'alleanza che coinvolga tutti i soggetti nell'ambito del centrodestra. Nelle prossime settimane continueranno dunque i contatti sia con Ncd che con la Lega Nord, al fine di arrivare ad un'intesa ampia», recitava una nota diffusa in serata dal partito.
DIPLOMAZIE AL LAVORO
La diplomazia azzurra, insomma, sta lavorando, come dimostrano pure le parole del governatore lombardo leghista Roberto Maroni che ha ricordato: «In Lombardia il modello funziona e può proporsi come modello anche fuori dalla Lombardia». Un modello che tiene insieme FI, Lega e Ncd. E anche nel Veneto, ha ricordato Maurizio Gasparri, «gli esponenti di Ncd-Ap sono in giunta con Zaia e nessuno li ha esclusi». D'altra parte, il Veneto è essenziale per gli azzurri, anche per blindare l'accordo appena definito con gli alfaniani, per i quali l'elezione di Stefano Caldoro in Campania è garantita soltanto replicando lo schema in Veneto, possibilmente replicando l'esperienza del leghista Luca Zaia, ma presentando comunque un candidato comune nel caso Salvini si sfilasse, forse la capodelegazione azzurra nel gruppo Ppe Elisabetta Gardini. Per ora, il leader forzista Silvio Berlusconi, osserva. Questa settimana è rimasto ad Arcore, dov'è stato raggiunto da Mariarosaria Rossi per fare il punto dopo la riunione romana degli alfaniani. E di lì ha riaperto gli scontri, con l'europarlamentare pugliese Raffaele Fitto, capofila della dissidenza interna, nominando commissario del partito proprio in Puglia Luigi Vitali. E sottraendo così al leader dei malpancisti spazio d'influenza sulle liste.
«Invece di azzerare il partito ce la prendiamo con chi ha avuto il torto di dire dove stiamo andando», ha protestato Fitto, che ha organizzato per sabato prossimo una manifestazione a Roma, sotto lo stemma di Forza Italia. E che a fine mese replicherà proprio in Veneto.
«Con Alfano non ci andiamo Berlusconi decida cosa vuole» L’intervista a Matteo Salvini
ROMA È già sera quando Matteo Salvini si è tolto l’ultima T-shirt, quella che suggerisce a Renzi di andarsene «a casa». I suoi collaboratori ormai ne hanno sempre una a portata di mano «sa com’è, noi non abbiamo né i Buzzi, né Mafia capitale e nemmeno le cene da mille euro, ci finanziamo anche vendendo le felpe e le magliette da 6 euro. Lo sa che quando sono andato in Sicilia ne indossavo una dietro l’altra, una a Palermo, un’altra a Catania, un’altra ad Agrigento?».
La prossima?
«Forse quella di Lampedusa dove da tempo gli isolani, sempre più disperati, mi invitano ad andare»
Negli ultimi tempi lei si è molto speso al Sud, (isole comprese, appunto) tralasciando forse il Nord. Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha detto al Messaggero che in Veneto andranno con l’Ncd e che non vuole veti dalla Lega.
«Con Alfano no, non ci andiamo per coerenza. Alfano ha scelto Renzi e la poltrona. E noi non possiamo fare accordi con chi penalizza le Regioni e sta nel governo delle tasse e degli immigrati. Con Forza Italia si può parlare, certo, anche se non ho capito ancora cosa vuole fare, se ha rotto con Renzi oppure no».
Altre volte dicevate che non avreste trovato l’accordo e poi in extremis si è trovato. Il rischio è regalare il Veneto alla sinistra. C’è una formula per rimettervi insieme?
«Chiariamoci: nell’Ncd ci sono persone per benissimo, penso a Maurizio Lupi o alla stessa Barbara Saltamartini. Con loro non ci sono problemi. Il resto però bisogna chiederlo a FI: in Veneto tutti i sondaggi ci dicono che possiamo andare anche da soli. E io non ho voglia di trattare, stare lì a mediare per un mezzo voto in più o in meno».
Se si votasse domani?
«Andremmo da soli, meglio soli che molto male accompagnati, del resto. E questo vale anche per le altre regioni del Nord, per la Toscana e per la Liguria dove avremo i nostri candidati».
Berlusconi la chiamerà prima.
«Domenica scorsa l’ho visto, eravamo ad Arcore. Mi ha detto che ha sbagliato a fidarsi di Renzi e che si batterà contro “queste riforme sbagliate”. Abbiamo parlato anche delle Regionali in Veneto. Gli ho confermato che noi sosterremo il governatore uscente Luca Zaia e che se lui va a braccetto con Alfano vorrà dire che prenderemo strade diverse».
Berlusconi non si fida più di Renzi. Lei si fida del Cavaliere?
«Io mi fido di tutti e di nessuno. E in questo momento, se devo essere sincero, mi fido soprattutto di me stesso. Guardo ai fatti. Con Berlusconi ce ne sono stati di positivi e negativi. Berlusconi ha fatto grandi cose in politica estera. Se adesso al posto di Renzi ci fosse lui mi sentirei più tranquillo. È da matti parlare della guerra come fanno questi ministri, ne parlano come se stessero parlando del bel tempo che fa».
Pensa sempre che la cosa più giusta sia un blocco navale davanti alle coste libiche o ci ha ripensato?
«L’ho detto e lo confermo. In questo modo eviteremmo nuovi naufragi, nuovi annegamenti e possibili infiltrazioni di terroristi. E riusciremmo a istituire dei centri di raccolta, una cosa che ha proposto persino Alfano contro il quale, insieme a Giorgia Meloni, abbiamo presentato un esposto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
Il 28 febbraio scenderete in piazza a Roma.
«Saremo tantissimi e indosseremo anche una T-shirt per chiedere al sindaco Ignazio Marino di andarsene a casa. Sapesse quanti romani mi fermano per strada, commercianti, artigiani, impiegati per dirmi che questo sindaco è una autentica sciagura per la città».
Il presidente della Repubblica Mattarella è rimasto stupito quando ha saputo che lei avrebbe disertato la visita al Colle.
«Mi stupisco del suo stupore. Per parlare dei lavori di Camera e Senato andranno bene i nostri capigruppo. Io vorrei incontrarlo per parlargli della legge Fornero o del Fisco, per chiedergli di sensibilizzare il Parlamento su quello che è accaduto in questi giorni, giorni in cui si è visto di tutto. Cose che se avesse fatto Berlusconi...»
Dal presidente Mattarella cosa si aspetta?
«Che dica dei “no”, e che mantenga la schiena dritta».
La battuta sul parrucchiere però se la poteva risparmiare.
«La mia è tutta invidia: il presidente ha più di un parrucchiere e io invece ogni volta me ne devo trovare uno».