PESCARA «Sono cresciuto avendo come modello Giorgio Amendola, mi definisco un riformista laico e non posso dimenticare le battaglie contro la liquidazione del feudalesimo nella Marsica. Ai politici di oggi dico di volare alto, di pensare in grande. Tornando a me, Norberto Bobbio diceva che l'uomo è quello che di lui ricordano le persone. Spero che di me le persone ricordino tante cose». Suonava come un messaggio ai posteri quello che Nevio Felicetti consegnò al termine dell’intervista rilasciata al Centro, nel 2010, in occasione dei suoi 85 anni. Ieri l’ex parlamentare del Partito comunista italiano è morto nella sua Pescara, nella clinica Pierangeli. Aveva compiuto 89 anni lo scorso 22 ottobre. Felicetti lascia la moglie Andreina e i due figli Massimo e Pasquale. Oggi sarà allestita una camera ardente nella sala del consiglio comunale di Pescara. La camera ardente sarà aperta al pubblico alle 10.30. L’orazione funebre sarà pronunciata alle 15.30. Aa parlare saranno il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, il segretario del Pd pescarese, Francesca Ciafardini, e il vice presidente della giunta regionale, Giovanni Lolli. La vicenda terrena di Felicetti si conclude, dunque, in quella sala del Consiglio di cui egli fu membro, negli anni dell’immediato dopoguerra, nelle file del Pci. In quegli stessi anni Quaranta, Felicetti fu assessore all’Urbanistica nella giunta di sinistra del sindaco Vincenzo Chiiola. Felicetti si iscrisse al Pci nel 1945. Ricoprì incarichi nel sindacato, dirigendo la Federterra Cgil a Pescara, prima di intraprendere un personale cursus politico. Per tre legislature sedette sui banchi del Parlamento, dal 1976 al 1983: per il primo mandato alla Camera, per gli altri due a Palazzo Madama. Come senatore fece parte della commissione d'inchiesta sul caso Sindona. Nel Pci militò nelle file minoritarie dei cosiddetti amendoliani, la corrente dei riformisti di cui un altro padre nobile era Giorgio Napolitano. Ritiratosi dalla politica attiva, tornò alla sua professione di consulente di assicurazioni. Ma rimase sempre una voce molto ascoltata nella sinistra pescarese e abruzzese partecipando a convegni e iniziative del Pci (e poi del Pds, dei Ds e del Pd) e scrivendo su giornali e riviste. «Cosa volevo fare da piccolo? Il professore di filosofia», raccontava al Centro in quell’intervista di cinque anni fa. «Ma è stato meglio così, che abbia fatto il politico, un mestiere che mi ha dato tanti riconoscimenti, tanto affetto e che mi regala oggi la possibilità di vivere quest'età con serenità appassionandomi ancora ai problemi politici del momento». Una delle sue ultime iniziative pubbliche risale al 2012. Il 13 settembre di quell’anno, fu ricevuto al Quirinale dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme con una delegazione del comune di Città Sant' Angelo per la consegna della medaglia d' argento al merito civile al gonfalone cittadino. Amava la sua città, ma il giudizio che esprimeva sul suo tumultuoso sviluppo nel dopoguerra non era dei più positivi. « Avremmo dovuto governare lo sviluppo della città in maniera più razionale», disse al Centro del 2010. «E' funzionale, Pescara? Non so. Oggi si parla tanto di realizzare città che siano funzionali ma anche non sgradevoli. Ma a me Pescara appare come 20 donne messe insieme di cui però 19 sono brutte e solo una è bella».
Il suo testamento: «Ai politici di oggi dico di volare alto, di pensare in grande»
A ricordare, ieri, NevioFelicetti sono stati molti esponenti della sinistra abruzzese ma non solo: da Luciano D’Alfonso, presidente della Regione, a Gianni Melilla, parlamentare di Sel, a Silvi Paolucci, assessore regionale alla Sanità, a Francesca Ciafardini ,segretaria provincale del Pd, ad Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara, a Vittoria D’Incecco, parlamentare pescarese del Pd a Giuseppe Di Pangrazio, presidente del consiglio regionale, a Geremia Mancini, uomo della destra pescarese, ex segeretario nazionale delsindacato Ugl. «Piango la scomparsa di una persona per bene», ha detto il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, «sempre con la schiena dritta e con lo sguardo rivolto al futuro».