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Data: 20/02/2015
Testata giornalistica: Rassegna.it
Porti, il 6 marzo sciopero contro la deregulation

Il sistema di regole vigente, dicono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, va mantenuto perché garantisce stabilità e qualificazione del lavoro, sicurezza degli addetti, della navigazione e dell’utenza

Sciopero nazionale di 24 ore venerdì 6 marzo dell’intero settore portuale, 12 ore per i servizi tecnico nautici. Lo hanno proclamato unitariamente Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti spiegando che “è preoccupante la diatriba di competenze tra ministero dei Trasporti e ministero dello Sviluppo economico. Infatti il Disegno di legge ‘Concorrenza’, redatto dal Mise e pronto per essere presentato nel Consiglio dei ministri di domani, sconvolge l’attuale sistema regolato presente nei porti con gravi ricadute sociali. Contemporaneamente il Mit sta preparando la propria ‘riforma’ della legge 84 del 1994 senza consentire ai sindacati di partecipare in maniera costruttiva e tenendoli all’oscuro circa i contenuti”, si legge in una nota sindacale unitaria.

Secondo le tre sigle sindacali dei trasporti “il sistema di regole vigente nei porti va mantenuto in quanto garantisce stabilità e qualificazione del lavoro, sicurezza di tutti gli addetti, della navigazione e dell’utenza e l’attuale regolamentazione dei servizi tecnico nautici è garanzia per la sicurezza nei nostri scali. Serve inoltre l’applicazione, anche per la parte economica, a tutti i dipendenti delle Autorità portuali del contratto nazionale dei porti”. “Se la proposta di legge – sostengono infine Filt, Fit e Uilt – sarà un regalo alle lobbies e sarà contro il lavoro si preannuncia, a partire dallo sciopero del 6 marzo, un conflitto molto esteso in tutti i porti”.

“Dal 1994 nei porti non esiste di fatto conflitto con le parti sociali”. A ricordarlo è il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo, spiegando che “oggi alla luce della bozza del ddl concorrenza del Ministero dello Sviluppo Economico e della annunciata riforma del Ministero della Infrastrutture e Trasporti sembra si voglia importare nel settore la precarietà, i modelli fallimentari dei cambi di appalto e la deregolamentazione dei rapporti di lavoro. La prospettiva - sostiene infine il segretario nazionale della Filt - che il porto divenga un Far West dove, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro, possano operare imprese senza competenza ed esperienza, ci vede come organizzazioni sindacali fermamente contrari ed è alla base delle ragioni dello sciopero, proclamato nei porti italiani dopo oltre vent’anni”.

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