ORTONA Da Tamarete a Caldari, la zona industriale sempre più spopolata potrà uscire dal suo isolamento logistico. Ci scommette la giunta regionale a guida D'Alfonso, e il suo sottosegretario Camillo D'Alessandro proclama anzi senza esitazioni che «l'area produttiva ortonese fa parte di un progetto da 90 milioni di euro che rappresenterà la seconda rivoluzione industriale abruzzese dopo la Sevel». Bretella di collegamento stradale diretto dal porto e binario ferroviario su un percorso in parte inedito che bypasserà la città, per un investimento supplementare già fissato a 20 milioni. D'Alessandro porta notizie fresche, snocciolate ieri sera alla sala Eden con il presidente nell'assemblea su "Il dragaggio del porto di Ortona. Inizia il futuro". «La rinascita della zona industriale, e non solo quella», osserva D'Alessandro, «è imperniata sul dragaggio del porto in stretta connessione con la costruzione delle nuove banchine. Parte tutto da qui, sono le condizioni senza le quali è inutile ogni altro discorso, perché soltanto l'aumento della quantità e della qualità dei traffici allo scalo marittimo potrà rilanciare la zona industriale come retroporto, terminal logistico per materie prime, semilavorati e prodotti finiti. E non si possono considerare, siamo chiari», spiega meglio il sottosegretario alla presidenza, «la bretella stradale e il binario ferroviario come opere a se stanti. Se ne è infatti discusso in passato, anzi erano pronti perfino i progetti, ma poi non se ne è fatto nulla giacché sarebbero state infrastrutture in un deserto, quello che è poi diventato la zona industriale negli anni, priva com'è di un interscambio con il porto che è l'altra faccia della medaglia dello sviluppo». Il porto di San Tommaso, nella visione attuale della Regione, è molto più dello scalo in concorrenza con Vasto e Pescara. «E' uno schema che appartiene al passato», annota D'Alessandro, «sarebbe la ripetizione di un errore che noi non vogliamo commettere». Di qui l'annuncio fatto in serata alla sala Eden, un fulmine a ciel sereno per chi si attendeva dall'incontro soltanto un ripasso sui progetti di dragaggio e nuove banchine. «I 90 milioni concordati con il governo centrale, dove Ortona entra nella legge obiettivo e quindi nella lista delle infrastrutture strategiche su scala nazionale, rappresentano la cifra che disegna il futuro di un Abruzzo in cui Ortona è piattaforma del medio Adriatico e autorithy portuale di Abruzzo e Molise. A cascata sull'ampliamento e potenziamento del porto si innestano il collegamento con l'autostrada e il binario tra scalo e zone industriali». É insomma l'inversione di tendenza rispetto alla raffica di sconfitte del recente passato, con le chiusure a ripetizione di aziende fondamentali per l'occupazione culminate con la rinuncia dell'Eni-Agip a fare di Ortona il suo quartier generale per il centrosud. «É avvenuto», osserva il sottosegretario, «perché porto e aree industriali venivano sviluppate come entità a se stanti».
E la guerra dei fanghi finisce in un convegno
Coletti: appaltiamo i lavori subito. Di Martino: puntare su Pescara vuol dire sprecare i soldi pubblici
ORTONA La regione Abruzzo deve investire sul porto di Ortona e non sul porto di Pescara. La vasca di colmata nel bacino portuale locale per raccogliere i fanghi dei dragaggi delle due città costiere si deve realizzare solo se serve a Ortona. É quanto emerso durante il convegno sull'escavazione del porto di Ortona organizzato due giorni fa dall'associazione “Abruzzo Popolare”, guidata dal capogruppo del Pd cittadino, Tommaso Coletti. Una riunione che ha visto il pienone della sala Eden e la partecipazione di due consiglieri comunali di opposizione, l'ex sindaco Nicola Fratino e Remo Di Martino, della lista “Insieme per Cambiare”, tra gli ospiti anche tecnici, Confindustria e il comandate Capitaneria di Porto, Nicola Attanasio per un saluto finale. «In questo periodo si sta dibattendo sulla vasca di colmata», ha evidenziato il senatore Coletti, «spostando un po' l'attenzione sulla questione più importante, ossia i tempi per far partire il nostro dragaggio che sono molto stretti e se non appaltiamo i lavori entro il 31 dicembre di quest'anno perdiamo il finanziamento di 9milioni di euro. Sulla vasca di colmata«, ha aggiunto, «è impossibile pronunciarsi senza le analisi dell'Arta che ci diranno le qualità delle sabbie e quindi dove portare i materiali. Si ipotizza che le nostre sabbie siano molto buone, per cui il materiale parte servirà per il ripascimento del litorale e parte sarà smaltito al di là delle 5 miglia. Sarà necessaria la vasca di colmata per un nuovo banchinaggio solo se serve a Ortona». Per l'ex sindaco e operatore portuale, Fratino bisogna smetterla di fare ragionamenti politici sulla portualità abruzzese, cercando di accontentare un po' tutti i porti. «É necessario lavorare soprattutto per il porto di Ortona e non è un discorso di campanile», ha spiegato Fratino, «la battaglia politica sui dragaggi non porta proprio a nulla. Entrando nello specifico, ricordo a tutti che l'unico strumento a cui bisogna far riferimento ora e il Prp approvato nel 1969. Per il momento, il nuovo Prp in itinere non può, ovviamente, produrre nessun effetto. Suggerisco all'amministrazione D'Ottavio di dotarsi di uno studio tecnico di sua fiducia per ottimizzare l'escavazione portuale». Di Martino non ci va leggero: «dobbiamo dimostrare di voler bene alla nostra città e avere il coraggio di dire che il Porto di Pescara non esiste e che non bisogna più sperperare denaro pubblico. É necessario guardare al futuro del nostro scalo. Non dimentichiamo che il porto di Ortona potrebbe diventare il porto principale della Macro Regione Adriatico-Ionica perché ha tutte le carte in regola». Ieri, c'è stato sempre in città un secondo convegno sulla portualità ortonese e sul dragaggio tenuto, però, dalla regione Abruzzo e fortemente voluto dal sottosegretario alla presidenza regionale , Camillo D'Alessandro (Pd).