ROMA Ancora uno stop, ancora un rinvio. Stavolta è la concomitanza con la riunione decisiva per la Grecia, a Bruxelles, a far saltare l’esame dei decreti legislativi che devono attuare la delega fiscale. Il ministro Padoan, che fino al pomeriggio di ieri era intenzionato a restare comunque a Roma facendosi rappresentare la direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, ha deciso dopo un colloquio con il premier Renzi di cambiare programma. Il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto quindi esaminare i provvedimenti in materia tributaria in assenza del ministro titolare e così si è deciso di soprassedere. Fino alla tarda serata è rimasto in bilico il disegno di legge sulla concorrenza: titolare in questo caso è il ministro dello Sviluppo economico, e le esitazioni derivano dalle pressioni delle categorie che si oppongono a questa o quella parte del provvedimento. Criticità censite anche in un documento che ieri circolava in ambienti di governo.
TEMPI LUNGHI
Sul fronte fiscale, il nuovo slittamento dei tempi è arrivato proprio nel giorno in cui veniva formalizzata in commissione Finanze del Senato la proroga di sei mesi per la scadenza della delega. Dunque si potrà arrivare al massimo al 26 settembre. Il disegno di legge era stato approvato dal Parlamento quasi undici mesi fa: da allora sono stati resi operativi il decreto su semplificazione e 730 precompilato, quello sulle accise ed un terzo in materia di commissioni censuarie, in preparazione della riforma del catasto.
Lo scorso 24 dicembre era stato esaminato dal Consiglio dei ministri anche il testo relativo ai reati tributari, che poi però è stato ritirato a seguito delle polemiche sul meccanismo del 3 per cento che avrebbe potuto sulla carta salvare Berlusconi dalla condanna per evasione fiscale. Nella riunione di oggi dovevano essere esaminati i decreti su catasto, fatturazione elettronica e fiscalità delle imprese internazionali: se ne riparlerà un’altra volta.
Quanto alla concorrenza, le resistenze si concentrano su alcuni punti qualificanti del provvedimento, originariamente basato sulle segnalazioni dell’Autorità antitrust: vendita dei medicinali di fascia C al di fuori delle farmacie, apertura al mercato di professioni come avvocato e notaio, riduzione delle pratiche di competenza dei notai, lotta alle frodi sulle assicurazioni Rc auto. Lo stesso documento governativo annota per ciascuna di queste materie le probabili contrarietà, ovvero le farmacie stesse, gli ordini professionali coinvolti, i carrozzieri. Le voci di dissenso hanno trovato una sponda politica nel Nuovo centro destra, ma ieri sera il premier Renzi pareva intenzionato a procedere almeno su una parte delle misure.