Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.939



Data: 20/02/2015
Testata giornalistica: Prima da Noi
Trombato e risistemato, D’Amico dalla leggina ad personam all’incarico da 45mila euro

ABRUZZO. Incarico di portavoce per un anno, a partire dal 1° marzo 2015, per l’ex consigliere regionale del Pd, assessore al Bilancio della Giunta del Turco e vice presidente del Consiglio regionale nell’era Chiodi.
Lui è Giovanni D’Amico, 58 anni, una laurea in Filosofia, rimasto nella primavera scorsa fuori dal Consiglio regionale, praticamente il primo dei non eletti del Partito Democratico.
A batterlo con 2 mila voti di vantaggio il suo nuovo ‘datore’ di lavoro, Giuseppe Di Pangrazio, che oggi lo chiama al suo fianco in un ruolo quantomeno originale per l’ex assessore regionale votato al Bilancio ed alle Riforme istituzionali, settori che ha continuato a seguire per conto del Pd, ed esperto di programmi per lo sviluppo locale.
Nove mesi dopo la bocciatura dell’urna rientra infatti nel palazzo della Regione e del Consiglio non nel ruolo politico ma di portavoce del presidente Di Pangrazio. Un incarico fiduciario vista la necessità, si legge nella deliberazione dell’Ufficio di presidenza, che il Presidente del Consiglio sia coadiuvato «nei rapporti di carattere politico istituzionale con gli organi di informazione».

Per tutta la durata dell’incarico D’Amico «non potrà esercitare attività nei settori radiotelevisivo, della stampa, del giornalismo e delle relazioni pubbliche» che comunque non pare fossero tra le sue priorità, lui che come riferimenti ha Gramsci e i comunisti della Costituente.
Di Pangrazio e D’Amico si conoscono bene, non solo fanno parte dello stesso partito ma da anni hanno sviluppato una certa sintonia: in Consiglio regionale negli anni passati hanno portato avanti sempre battaglie congiunte, così come congiunte sono state spesso le loro dichiarazioni su problematiche territoriali, dalla gestione dei rifiuti al rincaro delle autostrade passando per il sisma. Molto ha fatto non tanto l’area di provenienza (il PD) ma l’aria del territorio Marsicano dal quale provengono entrambi.
Se ad una conferenza stampa c’era Di Pangrazio immancabile al suo fianco c’era spesso anche D’Amico. Così come la doppie firme sulle note inviate alla stampa.
L’indennità prevista per il nuovo portavoce è di 45 mila euro lordi all’anno «comprensiva di qualsiasi onere accessorio di qualsivoglia natura, ivi compreso il rimborso spese di viaggio, vitto e alloggio per missioni istituzionali al seguito del Presidente» e sarà corrisposta in dodici rate mensili di 3.750 euro.

LA LEGGINA PER LA POLTRONA
D’Amico ha debuttato in politica poco più che ventenne come consigliere ed assessore comunale a Morino, paese aquilano di 1.500 anime del quale è stato poi eletto sindaco più volte. L’ultima non senza polemiche.
I fatti risalgono al marzo 2010 quando D’Amico divenne sindaco ma Antonio Mattei , ex primo cittadino, espresse dubbi sulla sua eleggibilità e compatibilità con la carica.
Dopo la prima sentenza del tribunale di Avezzano risoltasi bene per il neo eletto, la Corte d’Appello de L’Aquila rimescolò le carte in tavola. D’Amico venne dichiarato ineleggibile perché il suo ruolo di sindaco venne ritenuto incompatibile con quello di consigliere regionale e di amministratore e liquidatore di società a partecipazione comunale. Un cumulo di cariche quelle collezionate da D'Amico che lo vedevano anche amministratore unico e legale rappresentante del “Consorzio gestione Risorse Forestali e Boschive del Territorio della Valle Roveto s.r.l.”, legale rappresentante e liquidatore del diverso “Consorzio Gestione Risorse Forestali ed Ambientali della Valle Roveto”. Oltre ovviamente alla carica di consigliere regionale (vicepresidente del Consiglio).
Ma lui non gettò la spugna e presentò ricorso in Cassazione. Qui la stoccata finale: l’ex sindaco perse il ricorso.
Neanche la legge regionale numero 6 del 2010 promossa dallo stesso D’Amico (che rendeva compatibili le cariche di consigliere e sindaco) in modifica alla legge precedente , la 51/2004 (che non consentiva tale compatibilità) servì a salvargli… la poltrona.
La nuova legge regionale fu proposta pochissime settimane prima della propria candidatura a primo cittadino. Una legge da record in fatto di efficienza e velocità della burocrazia legislativa del Consiglio regionale approvata in 5 giorni netti: dalla presentazione, alla discussione in commissione, all’approvazione fulminea in Consiglio.
La votarono sia consiglieri di centrosinistra che di centrodestra che evidentemente trovarono utile questa modifica.

5 STELLE: «NOMINA SCANDALOSA»
Critici per questa nuova nomina i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle che parlano di «solito modus operandi di una classe politica che si compiace e si bea nell’autoproclamarsi diversa ed innovativa rispetto al passato ma che, al contrario, continua imperterrita sulla vecchia strada dei clientelismi e dei favori elargiti in cambio di voti. La nomina scandalosa fatta dal Presidente del Consiglio Di Pangrazio di Giovanni D’Amico, ex assessore regionale del Pd e, casualmente, primo dei non eletti alle ultime elezioni regionali ne è solo l’ultimo e triste esempio».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it