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Data: 21/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Le misure. Articolo 18 addio, aboliti i contratti a progetto. Licenziamenti, dal 1° marzo si cambia: l’indennizzo diventa la regola generale. Norme valide anche per quelli collettivi

ROMA E ora davvero si cambia. Con il via libera definitivo del Consiglio dei ministri ai primi due decreti del jobs act, da marzo il mercato del lavoro avrà un altro look. Per i nuovi assunti cambiano le regole sui licenziamenti (individuali e collettivi): la parola reintegro sarà pronunciata solo eccezionalmente nelle aule dei tribunali. Anzi la speranza è che davanti al giudice, per contenziosi tra lavoratore e impresa, ci si vada il meno possibile. È arrivato il time-out anche per il vecchio contratto a tempo indeterminato. Da marzo ci sarà quello «a tutele crescenti», dove le tutele riguardano appunto il momento del divorzio dall’impresa: maggiori sono stati gli anni di matrimonio e maggiore sarà l’indennizzo. Il posto fisso - che tanto ormai non esisteva più - diventa un concetto superato anche dal punto di vista legislativo: un’azienda in difficoltà economiche potrà alleggerire l’organico con procedure semplificate e costi determinati.
Dal vocabolario - e dai timori - dei giovani che cercano un lavoro, scomparirà anche la parola co.co.pro. «I co.co vari li restituiamo ai pollai» ha sintetizzato, con il suo caratteristico stile poco formale, il premier Renzi. «L’area grigia del lavoro parasubordinato che in questi anni si è estesa a dismisura» ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «sarà cancellata». Una volta che il decreto avrà il suo ok definitivo (al massimo un paio di mesi), non si potranno più assumere co.co.pro. I contratti in essere varranno fino a scadenza e intanto, con la ridefinizione della nozioni di lavoro dipendente e autonomo, si tracceranno nuovi confini che scatteranno dal gennaio 2016. Un’operazione che, secondo le stime del governo, dovrebbe far migrare nei prossimi mesi ben duecentomila finte collaborazioni dalla formula co.co.pro al contratto a tutele crescenti. Sotto l’accetta del governo cadono anche il contratto di associazione in partecipazione e il job sharing. Resta quello a termine (invariato), quello a chiamata, i voucher (il tetto di reddito massimo del lavoratore da 5.000 a 7.000), l’apprendistato (con la riduzione del 35% degli oneri di formazione per l’impresa); lo staff-leasing (senza causali). Potenziato il diritto del lavoratore al part-time, soprattutto di fronte a situazioni di patologie croniche. Possibile il demansionamento (al massimo di un livello), a invarianza di stipendio base.
Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato definitivamente anche il decreto che cambia i sussidi di disoccupazione involontaria (Naspi, Dis-coll, Asdi). Via libera in prima lettura, infine, al provvedimento attuativo sulla conciliazione tempi di vita e di lavoro con maggiori garanzie per le lavoratrici madri.
IL TABÙ

Cade uno dei principali tabù lamentato degli imprenditori e che ha contribuito all’esplosione del precariato: l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per tutti i nuovi assunti a tempo indeterminato, nel caso di licenziamento individuale per motivi economici, scattano tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio, e saranno solo tutele economiche: il lavoratore al massimo potrà aspirare a un indennizzo, il cui importo varierà in base agli anni di permanenza in azienda (due mesi ogni anno, con un minimo di 4 e un massimo di 24). Le nuove regole non valgono per i licenziamenti nulli e discriminatori, mentre per i disciplinari il reintegro resta solo se viene accertato che il fatto contestato al lavoratore «è insussistente».
LA RETE

Una volta perso il posto di lavoro scatta la rete di protezione della Naspi, il nuovo sussidio (l’importo è commisurato ai contributi versati e può arrivare fino a 1.300 euro al mese) per la disoccupazione involontaria. La durata massima è di due anni, ma per i lavoratori che alla fine del periodo non avessero trovato ancora nulla e sono in condizioni di bisogno è previsto un altro aiuto (Asdi). In attesa dell’esaurimento dei co.co.pro ci sarà un sussidio anche per loro (Dis-coll). In cambio del sostegno economico e mentre il nuovo sistema di politiche attive (con il contratto di ricollocazione, soprattutto) si muove per reinserire il lavoratore nel mondo produttivo, il disoccupato deve accettare eventuali lavori utili alla comunità.

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