Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.939



Data: 21/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il leader Renzi snobba la sinistra Pd e rilancia su fisco, Rai e scuola

ROMA «Sfideremo le lobby in Parlamento», promette Matteo Renzi al termine di un Consiglio dei ministri lunghissimo durante il quale il ministro Poletti ha letto articolo per articolo i decreti attuativi del jobs act e i ministri Lorenzin e Lupi mandavano messaggini via twitter. «Ma come proprio tu ci rimproveri!». La reazione al rimbrotto il presidente del Consiglio se l’è un po’ cercata, così come si aspettava la reazione della sinistra Pd ai decreti attuativi sul jobs act o la reazione delle varie categorie che rientrano nel ddl-concorrenza. Si aspettava meno che sul mantenimento dei licenziamenti collettivi ci fosse la reazione dei ministri Martina e Orlando che hanno provato ad eccepire la necessità di non esporre la delega a «una bocciatura da parte delle commissioni competenti».
DATI

Il parere meramente consultivo delle commissioni, non ha impressionato più di tanto il presidente del Consiglio che ritiene la riforma del mercato del lavoro il pilastro intorno al quale costruire un Paese di nuovo attraente per gli investitori italiani e stranieri. Il primo anno di governo Renzi lo conclude con un uno-due che segna la volontà riformatrice del governo e che guarda molto anche al giudizio che l’Europa si appresta a dare al nostro piano di stabilità. Nei recenti dati, forniti da Bankitalia e da altri istituti di ricerca, si cominciano ad intravedere i primi segnali di ripresa e il presidente del Consiglio sa che su crescita e occupazione, e non certo sulla riforma costituzionale o sulla legge elettorale, il suo governo si gioca molto in termini di consenso.
«Visto? Un anno di governo nel segno del lavoro e delle liberalizzazioni. Sintesi migliore non poteva esserci», sostiene Renzi uscendo dalla sala stampa di palazzo Chigi. Nessun accenno alle polemiche provenienti da sinistra. Voglia, invece, di ribadire che «da oggi ci sono più tutele, via il precariato e centinaia di migliaia di ragazzi conosceranno termini sinora sognati come ferie e congedo. Non è questa la sinistra del lavoro?». Una risposta simile a quella data ai ministri Orlando e Martina e diretta a quel pezzo di Pd che è ritornato sulle barricate e che potrebbe scaricare su altri argomenti il senso di una battaglia di fatto già persa. «Se un anno fa me l’avessero detto non avrei creduto che saremmo arrivati sin qua», sostiene Renzi che annuncia per il prossimo Consiglio dei ministri il pacchetto sul fisco e la riforma della Rai (senza dimenticare la scuola che, ribadisce, sarà la priorità dei prossimi mesi). Il programma di riforme strutturali che l’Italia ha indicato alla Commissione Europea per l’anno in corso serve per giustificare lo sforamento richiesto. I dati positivi sulla nostra economia dimostrano per Renzi che una terza via è possibile e che su questa strada anche il governo greco va messo nelle condizioni di potersi avviare. La crescita del Pil italiano è ovviamente legata anche allo sviluppo delle crisi in atto.
IL QUADRO

Il lavoro di mediazione avviato in questi giorni da Renzi tra Atene e Berlino poggia sulla consapevolezza che il baratto tra riforme e tempo è possibile, sempre in un quadro di non rottura. Martedì Renzi sarà a Parigi con l’intero governo per incontrare Hollande e affrontare tutti i capitoli dei rapporti tra Italia e Francia. Ovviamente, spicca la crisi libica così come la necessità che l’Europa non comprometta il rapporto con Mosca. Per dimostrare che l’Italia si muove sullo scenario con pari dignità anche grazie alla ritrovata credibilità sui mercati, Renzi ai primi di marzo incontrerà Vladimir Putin e chissà che non sia proprio la politica estera a riavvicinare di nuovo - magari via Mosca - il Rottamatore a Silvio Berlusconi. D’altra parte il Cavaliere, dopo la rottura del Patto del Nazareno, non se la passa molto bene.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it