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Data: 23/02/2015
Testata giornalistica: La Stampa
Landini in politica? Lui frena: “Nessun partito”. Renzi lo attacca: “Ha già perso con la Fiom”. Il segretario: è ora di sfidare questa politica. Poi la precisazione: «Non parlavo di elezioni». Il premier: «È il sindacato ad averlo mollato». Gelo della Cgil

Landini in politica. Anzi no. «È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi», annuncia in un’intervista pubblicata domenica mattina al Fatto Quotidiano con il titolo «Adesso faccio politica». Poi, verso sera, la rettifica. «La prima pagina è fuorviante perché rimanda più esplicitamente all’impegno di tipo partitico o elettorale, che come si può correttamente leggere nel colloquio non è proprio presente», scrive il segretario generale della Fiom in una precisazione al quotidiano. Ma è troppo tardi. I commenti e le polemiche sono già scatenate. Con la Cgil che reagisce freddamente all’idea. E Renzi che commenta sarcastico: «Landini in politica? Scontato, ha già perso con la Fiom».



ANALISI - La scommessa di Landini sulle orme di Tsipras (di Carlo Bertini)




Il nodo Jobs act

Nella settimana del via libera ai decreti del Jobs act, Landini attacca il governo partendo proprio dal tema del lavoro: «Non solo il premier applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria - è la denuncia del leader della Fiom- ma afferma anche il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza». Per Landini, «siamo a uno scardinamento sostanziale» dello Statuto dei lavoratori che «non solo tutelava le singole persone ma riconosceva la contrattazione collettiva e quindi la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relazioni sindacali».



SCHEDA - Jobs Act, la riforma in sei punti



La replica del premier

Renzi, lo sfidato, non perde tempo e replica dal salotto tv di Lucia Annunziata: «Landini? Un sindacalista che fa politica? Non è il primo», dice a “In mezz’ora”. Poi l’affondo più duro: «Non credo che Landini abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini. Il progetto Marchionne sta partendo, la Fiat sta tornando, meno male, a fare le macchine. La sconfitta sindacale pone Landini nel bisogno di cambiare pagina il suo impegno in politica è scontato. Sulla partita tra chi diceva che la Fiat è finita e chi diceva diamo fiducia a Marchionne, il dato è che la Fiat sta tornando ad assumere». Renzi riassume così: «Ha perso con la Fiom e si dà alla politica».





Il portavoce di Camusso: «Auguri, ma il sindacato è un’altra cosa»

Ma non c’è solo Renzi a dare il “benvenuto” al Landini politico, è infatti con un tweet sibillino, che pare un invito alle dimissioni dal sindacato, che Massimo Gibelli portavoce del segretario della Cgil, Susanna Camusso, gli fa gli “auguri”: «Se Maurizio vuole scendere in politica tutti i nostri auguri ma il sindacato, @fiomnet è altra cosa». Critiche gli sono piombate addosso anche da Luigi Angeletti, leader della Uil dal 2000 al 20014: «Landini ha questa vocazione di entrare in politica e usa il sindacato come trampolino di lancio per creare una forza politica. Non è la strada giusta. I sindacati rappresentano gli iscritti al sindacato e devono difendere i posti di lavoro. La politica è un’altra cosa, se si usa il sindacato come un partito politico, tutto il sindacato rischia di fare la fine della Fiom nella Fiat».



La precisazione di Landini

Ma Landini in serata frena. E in una lettera indirizzata al Fatto Quotidiano spiega: «La “sfida a Renzi” per il sindacato, oltre alla “normale azione contrattuale”, consiste nella creazione di una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare e rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. Ed è questo - conclude - che ho sempre inteso e continuo ad intendere per impegno politico. Ed è un punto di vista che nel suo vero significato spero diventi oggetto di un’ampia discussione e non ridotto ad un titolo ad effetto».

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