Faccia a faccia tra i due leader sindacali nella sede Cgil dopo che ieri il numero uno delle tute blu aveva insistito sulla necessità di una "coalizione sociale" che si apra a una rappresentanza anche politica.
ROMA - "Non c'è nulla da spiegare. Quello che dovevo dire l'ho detto, l'ho sempre detto, sui giornali, negli attivi, all'interno e all'esterno, sempre alle luce del sole". Così il leader Fiom, Maurizio Landini, al termine dell'incontro con il segretario generale Cgil, Susanna Camusso. Un vertice durante il quale è stata messa sul tavolo la riflessione Fiom sulla necessità di una coalizione sociale che si apra a una rappresentanza anche politica, espressa ieri da Landini in un'intervista al Fatto Quotidiano. Parole che avevano indotto il premier, Matteo Renzi, ad attaccare Landini e a dire: "Ha perso nel sindacato, ora si dà alla politica".
Mentre dall'"altro Pd", Pippo Civati accoglie con interesse la prospettiva di un Landini in politica e osserva sul suo blog: "Parlerò con Landini, non attraverso un'intervista, ma di persona" su una serie di "proposte convincenti e sostenibili. Sul reddito minimo, la revisione delle aliquote, un modello di sviluppo del tremila e non degli anni Cinquanta, un pacchetto di misure di contrasto all'illegalità, una prospettiva europea che non pecchi di provincialismo ma nemmeno di inerzia". "Credo - aggiunge uno dei riferimenti della minoranza dem - sia il momento che tutti quelli che si interrogano sulla questione, facciano altrettanto. Senza ricamarci su, ma scrivendo un progetto politico intorno al quale misurarsi, che metta in discussione (davvero) le (altre) minoranze del Pd, che hanno molto traccheggiato, nella speranza che il premier cambiasse verso. Ma lui, il verso non lo cambia. Anche se è sbagliato".
E il capogruppo Pd Roberto Speranza torna a commentare il Jobs Act: "Il governo ha sbagliato a non tener conto del parere delle commissioni Lavoro di Camera e Senato sui licenziamenti collettivi. Deve essere a tutti chiaro - conclude - che se viene meno la necessaria sintonia tra parlamento e governo non si va da nessuna parte".
Già ieri sera, però, il sindacalista emiliano aveva diffuso una nota: "La prima pagina del Fatto Quotidiano di domenica 22 febbraio 2015 mi attribuisce un’affermazione non pronunciata e perlomeno forzata: adesso faccio politica con tanto di virgolette che la rendono fuorviante. Perché rimanda più esplicitamente all'impegno di tipo partitico o elettorale, che come si può correttamente leggere nell'intervista pubblicata all'interno del giornale non è proprio presente". Del resto nell'intervista si spiega che la "sfida a Renzi" per il sindacato, oltre alla "normale azione contrattuale", consiste nella creazione di una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare e rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare". La reazione fredda della Cgil era subito stata espressa dal portavoce della Camusso, Massimo Gibelli. "Auguri a Landini se vuol fare politica - era stata la replica - ma la Fiom è un'altra cosa".
Ma terminato il faccia a faccia, Landini ha proseguito: "Non ci sono segreti, l'intervista era chiara ed esplicita, solo i titoli erano sbagliati". Un incontro, quello con Camusso, che ha fatto il punto anche sulla prossima assemblea nazionale della Fiom in calendario per venerdì e sabato prossimi a Cervia dove, spiega ancora Landini, si parlerà di questo, sì, ma anche "del Jobs Act e di come proseguire la lotta".
E poi a sera nella trasmissione "Otto e mezzo" di La7 parla di Renzi come uno degli elementi che "mettono a rischio la tenuta demoicratica", e al premier direttamente risponde: "Vorrei ricordargli che la Fiom ha 350mila iscritti, più del suo partito. E la gente che è iscritta alla Fiom paga una quota ogni mese, noi non facciamo cene da mille euro".