MILANO Adesso nella Lega serpeggia perfino la parola «espulsione». Basterebbe questo per dire che l’aria si è fatta irrespirabile: «Io non mando via nessuno, ma chi in Veneto non sostiene Zaia si chiama fuori da solo» dice Matteo Salvini. E lo dice a mo’ di minaccia nei confronti di Flavio Tosi poiché il sindaco di Verona - e segretario della Liga Veneta - continua ad accarezzare l’idea di candidarsi in prima persona nella corsa per la presidenza della Regione. Contro Zaia.
TOSI A RISCHIO ESPULSIONE
Salvini si mostra infastidito dalla querelle, come se fosse soltanto una inutile e noiosa perdita di tempo. In realtà le baruffe che stanno incendiando il partito gli tolgono il sonno. Flavio Tosi, del resto, non solo controlla la segreteria della Lega in Veneto, ma gode anche di un seguito assai numeroso. E se nelle regionali di maggio venisse meno il suo apporto la vittoria di Luca Zaia, oggi data per scontata, sarebbe meno certa.
Lunedì a Milano è convocata la segreteria federale. Si parlerà del «caso Veneto» e, secondo alcune voci provenienti da via Bellerio, già in quell’occasione potrebbe essere messa a tema l’eventuale cacciata di Tosi. Il quale al momento non sembra turbato né spaventato: «Se decideranno di mandarmi via si assumeranno le loro responsabilità». Sa bene, del resto, che una pubblica spaccatura danneggerebbe tutta la Lega, e non lui soltanto. E conta sul fatto che a nessuno, in questo momento, convenga esasperare il conflitto.
Ieri il sindaco di Verona è stato a Roma dove ha incontrato alcuni esponenti dell’Ndc, fra cui Quagliariello. Le sue intenzioni sono chiare: costringere Salvini ad accettare un accordo col partito di Alfano: «Le alleanze del Veneto si decidono in Veneto, non a Milano». Ma il segretario del Carroccio continua a dire di non volerne sapere convinto com’è che «la coerenza viene prima di tutto, e non voglio più fare delle frittate che alla lunga creano solo danni. L’Ndc sta con Renzi, quindi non può stare con noi».
L’ACCORDO CON L’NCD
L’altro pomo della discordia è quello della formazione delle liste. Tosi ha chiesto a Zaia di poter decidere i nomi dei candidati consiglieri, di mettere becco nella compilazione del «listino del presidente», e di presentare una lista col suo nome in appoggio al governatore. Finora gli è stato detto di no, anche se - in privato - Salvini si è detto possibilista sull’eventualità di coinvolgere il sindaco di Verona nella compilazione delle liste. Il problema è che lo stesso Zaia non vuole uomini di Tosi fra i piedi.
Una ricomposizione, comunque, è ancora possibile. Dipende dalle scelte che il sindaco di Verona farà nei prossimi giorni. Il segretario del partito lo ha caldamente invitato a partecipare, sabato, alla manifestazione contro Renzi convocata in piazza del popolo a Roma. E Tosi, che in un primo momento aveva detto di voler dare forfait, adesso sostiene che «farò di tutto per esserci». Una sua presenza sarebbe interpretata come un segnale di distensione.