PESCARA «E' un progetto che vale soprattutto per Teramo, ma che potrebbe essere esteso anche alle altre tre università. Naturalmente, la prima condizione è quella di rispondere al requisito di bellezza». Luciano D'Alfonso torna dall'ultima missione in Europa con una sorpresa: risolvere il problema della distanza tra gli atenei e i centri cittadini con un collegamento funiviario. «Oggi -spiega il governatore- esiste una dualizzazione in ogni città capoluogo che determina una specie di lontananza tra la vita della città e quella dell'università». Il caso di Teramo è il più eclatante, con le varie facoltà arroccate su una collina mal servita dai mezzi pubblici e difficilmente raggiungibile anche a piedi e con mezzi propri, fra tornanti, salite e discese ardite. Ottima vista e aria buona. Ma bar, negozi, ristoranti, servizi e lo struscio in centro non riesci a vederli neppure con il binocolo. Discorso che vale anche per Chieti e L'Aquila. Un po' meno per Pescara, dove la dislocazione dei padiglioni universitari, sia pure nella periferia sud, è comunque in pianura eben servita dai mezzi pubblici. Al momento si tratta soltanto di un'idea: «A Bruxelles -dice ancora D'Alfonso- abbiamo avuto incontri plurali. Anche con un importante studio di architettura che mi è stato rappresentato dal premier albanese Edi Rama. Si tratta di idee già messe in pratica in città europee per la rigenerazione urbana, che conciliano la qualità dell'ambiente con le esigenze di modernizzazione e funzionalità avanzata». L'esempio più noto di collegamento funiviario in Europa è la teleferica rossa di Barcellona (nella foto) che dalla spiaggia di San Sebastian conduce alla montagnola di Montjuic offrendo una vista mozzafiato sulla metropoli.
E a proposito di collegamenti, D'Alfonso ha riproposto a Bruxelles la questione dell'Alta velocità che oggi penalizza la dorsale adriatica. Fondamentale per D'Alfonso resta il prolungamento delle reti Ten-t: «Coglieremo l'occasione dell'approvazione del documento strategico dell'Euroregione adriatica, nell'ambito della strategia adriatico-ionica, per fare in modo che si rilevi questo bisogno e si provveda a riempire un vuoto che oggi ci penalizza fortemente».