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Pescara, 24/11/2024
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Data: 04/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Enti locali, scuola, sanità: lavoratori alle urne. Si vota fino a domani per il rinnovo delle Rsu

Tre giorni, da ieri a domani, per decidere a chi affidare le rivendicazioni di una categoria costretta a fare i conti con i giudizi di discredito e i luoghi comuni, ma anche gli stipendi magri, i contratti scaduti e il mito declinante del posto fisso che affliggono il pubblico impiego. Ecco perché quest’anno le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali negli enti e nelle istituzionali scolastiche si caricano di significati che vanno ben al di là della consuetudine, complice la rivoluzione nella macchina amministrativa annunciata dal governo e riproposta a livello locale. A preoccupare il piccolo esercito di dipendenti pubblici non sono tanto i massimi sistemi, la necessità di rendere snella la macchina burocratica, la digitalizzazione, la smaterializzazione e tutte quelle altisonanti espressioni con le quali si invoca l’esigenza di rinnovamento. No, i timori delle migliaia di votanti attese alle urne riguarda più realisticamente il destino lavorativo tout-court.
LA PROVINCIA
Ne sanno qualcosa i dipendenti delle Province, angosciati dall’idea di essere trasferiti, non si sa dove né come, una volta operativa la riforma Del Rio, che vede la soppressione degli uffici dove ogni giorno timbrano il cartellino. Il caso più caldo, a livello locale, dove palazzo dei marmi ha appena varato il piano esuberi. Poi ci sono i lavoratori degli enti strumentali della Regione, di cui una legge ha deciso la soppressione e la ricollocazione in sedi non ancora individuate. Nel disegno e nella filosofia che guida la riforma del pubblico impiego ci dovrebbe essere una fluidità nel riposizionamento, che invece viene interpretata come una minaccia reale alle posizioni guadagnate da chi da anni siede dietro una scrivania.
Discorso a parte quello che riguarda il comparto scuola dove domina un clima di incertezza e di precarietà. Come in tutte le elezioni, la paura che le organizzazioni sindacali hanno cercato di allontanare è quella della latitanza ai seggi. Sarà per questo che la Cgil ha scelto come slogan Noi siamo un’altra storia. «Nella nostra campagna elettorale - spiega Massimo Petrini, segretario provinciale della Cgil Funzione pubblica - abbiamo deciso di puntare alla lotta contro i pregiudizi: non è vero che gli uffici sono pieni di lavativi né tantomeno di raccomandati».
LA ASL
La partita più importante è quella della riorganizzazione del personale. «Alla Asl, come nelle Province o alla Regione, vogliamo ridiscutere i criteri di assetto della pianta organica», continua Petrini. Nei seggi fervono intanto le operazioni di voto. Può candidarsi e votare il personale a tempo indeterminato e determinato. Si possono esprimere due preferenze negli enti che contano più di 200 dipendenti, una in quelli al di sotto di questa soglia.
Il numero dei seggi è ripartito secondo il criterio proporzionale in relazione ai voti conseguiti dalle singole liste. Di franchi tiratori non c’è il rischio. Il voto è segreto e le sorprese attese sono quelle fuori dell’urna, sui tavoli dove si deciderà il futuro di chi teme gli spifferi dell’articolo 18.

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