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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lega, rottura vicina tra Salvini e Tosi

Il segretario è stato contestato a Genova dai centri sociali
«Stufo di fare comizi blindati, questa non è democrazia»Il leader: in Veneto Zaia non si tocca, il sindaco non preoccupa
Ma il ribelle tira dritto e convoca i suoi: contro di me una fatwa
IL CASO
MILANO Le premesse non sono incoraggianti. «Fuori la Lega dalla nostra città», è lo striscione che campeggia davanti al Teatro della gioventù poco prima del comizio di Matteo Salvini. Firmato: «Genova Antifascista». E l’accoglienza è da guerriglia urbana: la polizia schierata da una parte e dall’altra gli antagonisti che gridano slogan contro il Carroccio. Il leader padano sbarca a Genova e la contestazione sfocia i violenza, con due targhe commemorative dedicate a Ugo Venturini, operaio militante del Msi e sindacalista della Cisnal, divelte dai manifestanti. Per Salvini questa volta si è passato il segno: «Sono stufo di fare comizi blindati. Questa non è democrazia».
«ZAIA NON SI TOCCA»

Gli agenti in tenuta antisommossa che fronteggiano gli antagonisti in piazza Diaz, le bandiere nere, i proclami del tenore «via i razzisti, nè con Renzi nè con Salvini». Secondo il segretario non è libertà di pensiero: «Uno manifesta con le idee, non con la violenza. La democrazia prevede che ci sia gente che non la pensa come me ed esponga le sue idee pacificamente. Questa non è contestazione ma è mezza delinquenza». Salvini è qui per lanciare nella corsa a governatore Edoardo Rixi, vice segretario federale del partito, una sfida che va oltre i confini regionali: «E’ una battaglia nazionale. Oggi Renzi si sente come un imperatore, che decide sulla vita e sulla morte di 60 milioni di sudditi. Noi vogliamo liberare le energie pulite che ci sono in Liguria e, se ci riusciamo, un’ora dopo Renzi si dimette, andiamo a votare e liberiamo tutta l’Italia». Per vincere non ci sono limiti alle possibili alleanze, «noi siamo aperti a tutti, anche ai grillini stufi di perdere. Da oggi ci sono segnali molto positivi, candidato e progetto convincono». Quanto al Veneto non si discute, avanti con Zaia. «Sono sempre dispiaciuto se c’è un leghista deluso, ma sul Veneto io da ieri sono al lavoro con Luca Zaia per confermare il buon governo di questi cinque anni. Non ho più tempo per le polemiche interne, per i litigi e per le beghe. Zaia è un patrimonio che è mio dovere tutelare e rioffrire ai veneti che sceglieranno se votare lui o la Moretti. Zaia non si tocca». Quindi nessun compromesso. «Non siamo una caserma, non spingo nessuno a fare qualcosa contro voglia. Chi mette in discussione Zaia si accomoda fuori dalla Lega. In Veneto vinciamo per quello che abbiamo fatto. Non mi comporto come Renzi che va a cercare tizio e caio e si esalta se fa campagna acquisti. Non ho certo un problema di questa natura». Insomma, adesso tocca a Tosi scegliere: o dentro o fuori. Se il sindaco di Verona non scioglie la sua fondazione ”Ricostruiamo il Paese” entro lunedì 9 marzo e non si riallinea alla leadership di Salvini, si provvederà alla sua cancellazione dall’elenco del libro dei soci del movimento. Ma il sindaco di Verona prosegue sulla sua strada e convoca per sabato prossimo - presso la sede della segreteria della Liga Veneta di Noventa Padovana - un nuovo consiglio nazionale dopo quello di tre giorni fa. Ordine del giorno: «Comunicazioni del segretario nazionale ed elezioni regionali».
LA RISPOSTA

Per il momento Tosi ribadisce: «In merito alla mia decisione di candidarmi o meno alla presidenza della Regione ripeto quanto detto, vedremo se nelle prossime ore ci sarà una risposta da Milano dopo il voto della segreteria nazionale che a larga maggioranza ha chiesto di ripensare il commissariamento». E aggiunge che «tutto il movimento sapeva della mia Fondazione già da tempo, il fatto che questa informazione sia uscita proprio in occasione della campagna elettorale è intempestivo e inopportuno. Indubbiamente dà da pensare». A insospettire il sindaco è la «concomitanza dei tempi: la scomunica - una fatwa la chiamavano una volta - arriva dopo più di un anno e mezzo di attività e esattamente in coincidenza con il confronto interno sulle liste regionali. Direi che stona un po’».

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