ROMA Avanti spediti sulle riforme «tosti contro chi difende lo Status quo» fino al 2018. Matteo Renzi snobba il «no» di Berlusconi e i malumori della minoranza che potrebbe astenersi sul voto di martedì sulle riforme Costituzionali e replica a muso duro a chi lo accusa di autoritarismo. «Puntiamo al referendum finale perchè per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario, la sovranità appartiene al popolo e sarà il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no». Nella e-news il premier rivendica di star portando a compimento in questa legislatura riforme attese da decenni ma assicura che «il meglio deve ancora arrivare». «Rai: in settimana iniziamo l’esame in consiglio dei ministri per chiuderlo velocemente, poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola», dice. Chiediamo al Parlamento di discuterlo velocemente, specifica, «se le opposizioni non fanno ostruzionismo ma provano a dare una mano anche migliorando il testo, non ci sarà nessuno provvedimento di urgenza da parte nostra», assicura. «Sul piano dei diritti metteremo la stessa determinazione che abbiamo messo e stiamo mettendo sulle riforme», annuncia. Il premier blinda anche la riforma elettorale, per stoppare sul nascere le iniziative della minoranza del Pd, decisa a cambiare l’Italicum. «Certezza del vincitore, ballottaggio, garanzia di governabilità, parità di genere, metà preferenze, metà collegi», sono i principi della legge elettorale che non cambia. Ma la minoranza Pd non è affatto d’accordo. Oggi probabilmente diserterà la nuova runione dei parlamentari Pd convocata da Renzi. L’obiettivo, annunciato dall’ex segretario Bersani, è quello di far saltare l’Italicum a maggio. Il combinato disposto della riforma costituzionale e di quella elettorale è infatti considerato pericoloso dalla sinistra dem. Ma è probabile che già martedì, quando la riforma Boschi sarà in ultima lettura alla Camera, la minoranza non voterà a favore, astenendosi. Un voto simbolico, tanto per far capire al segretario premier che il dissenso di una parte del suo partito resta forte. Oggi, conferma il bersaniano Alfredo D’Attorre, «noi deputati della minoranza della commissione Affari costituzionali ci riuniamo e decidiamo come muoverci, il pacchetto riforma costituzionale più legge elettorale non sta in piedi», avverte. «Ci incontreremo e valuteremo, se Renzi non dovesse aprire una discussione ognuno in aula si assumerà la propria responsabilità, certo da parte di Renzi mi preoccuperei prima di avere tutti i voti del Pd che di cercare il soccorso di Verdini», aggiunge Davide Zoggia. Nella e-news il premier parla anche della situazione economica, spandendo ottimismo. «Il quadro economico non è mai stato così invitante, insomma fuori torna a splendere il sole, ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi». Renzi cita il + 134mila posti di lavoro del 2014 e il jobs act «che aumenta le tutele per chi perde l’occupazione e facilità le assunzioni». «Nel primo trimestre è probabile che il Pil torni positivo», dice, salutando come un bene che in Europa si torni a parlare di crescita e investimenti.