ROMA Qualcuno ha potuto festeggiare già oggi: l’agognata assunzione senza data di scadenza è finalmente arrivata. Certo, è un concetto di “tempo indeterminato” diverso da quello a cui eravamo abituati: ora è strettamente legato alle “tutele crescenti”, ovvero nella generalità dei casi si potrà essere licenziati in qualsiasi momento a fronte di un indennizzo che aumenta in base agli anni di permanenza in azienda. Se si è bravi e l’impresa va forte, nessun problema. Altrimenti bisognerà rimettersi in gioco. Da sabato scorso è questo ormai l’unica tipologia di assunzione a tempo indeterminato. Per le aziende è evidentemente un contratto più vantaggioso: niente più rischi di dover reintegrare il dipendente licenziato in seguito a sentenza dei giudici (salvo i casi i casi di discriminazione e per i licenziamenti disciplinari motivati da fatto insussistente). E i vantaggi raddoppiano considerando il fatto che, per le assunzioni a tempo indeterminato nel 2015, la legge di stabilità concede tre anni di sgravi contributivi, fino a 8.060 euro a dipendente all’anno.
A livello internazionale la riforma del mercato del lavoro targata Renzi piace molto. Secondo l’Ocse il Jobs act aumenterà il Pil dello 0,6% in 5 anni e dell’1,2% in dieci anni, ossia 130.000 e 270.000 posti a regime. Il governo, dal canto suo, è sicuro: è la ricetta giusta per riportare il tasso di disoccupazione a livelli accettabili. «Continuo a vedere imprenditori che confermano la volontà di assumere» dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Per il solo 2015, la previsione del governo indica 150.000 nuovi occupati a tempo indeterminato.
E proprio la “qualità” delle assunzioni è forse la scommessa più importante del Jobs act. Per il senatore giuslavorista Pietro Ichino - tra i maggiori fautori di questa riforma - la valutazione bisognerà farla non solo sul saldo tra assunti e licenziati (sarà positivo? e di quanto?) ma bisognerà soprattutto vedere «se le assunzioni a tempo indeterminato passeranno dal 15% sul flusso generale al 30, 40, 50 per cento». Se così fosse sarebbe «una svolta epocale nel nostro mercato del lavoro e nella nostra cultura del lavoro». Un’analisi condivisa dal numero uno Cisl, Annamaria Furlan, che a differenza dei colleghi di Cgil e Uil sin dall’inizio si è mostrata più aperta rispetto alle novità: «Il Jobs act deve servire a ridurre la precarietà e a rendere stabili i rapporti di lavoro».
Secondo Unimpresa, associazione che rappresenta piccole e medie imprese, l’obiettivo del governo è realistico: entro «la fine dell’anno potrebbero essere circa 250.000 le nuove assunzioni realizzate grazie alla riforma del mercato del lavoro. Turismo, agricoltura e servizi i settori che potrebbero sfruttare di più l'intervento normativo». Non saranno comunque tutti posti aggiuntivi: nel conteggio sono comprese anche le trasformazioni dei contratti dei precari, l’emersione del lavoro nero. Comunque, «i primi effetti concreti del Jobs act si potranno tastare con mano a giugno».
I NUMERI
E in effetti un confronto tra i primi due semestri dell’anno in corso potrà essere più che significativo. Anche perché i nostri imprenditori, al di là del Jobs act hanno già evidenziato una certa predisposizione ad assumere. Secondo il monitoraggio trimestrale effettuato da Unioncamere e Ministero del Lavoro nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, tra gennaio e marzo 2015, il sistema produttivo ha dichiarato di voler assumere 209.700 persone (il 13,4% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) a fronte di 201.300 uscite. Con un saldo positivo quindi di 8.400 occupati (per la maggior parte in Lombardia in vista dell’Expo). Resta in rosso il saldo tra entrate e uscite di personale nel Mezzogiorno (-3.390 il saldo).
L’APPEAL DEGLI SGRAVI
Pur avendo tifato molto per il contratto a tutele crescenti, per adesso il sistema della grande impresa non si sbilancia in previsioni. Al di là delle norme - ripetono - conta il contesto economico, le assunzioni si fanno quando servono. Certo, ora il contesto sembra quello giusto, aiutato com’è anche dall’iniezione di liquidità nel sistema partita proprio ieri con il Qe della Bce. A livello nazionale Confindustria considera prematura qualunque previsione ufficiale relativa alla spinta diretta del Jobs act. Diverso il discorso sugli effetti combinati delle altre due misure a favore dell’occupazione varate dal governo: la decontribuzione e l’eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap (vale 4,8 miliardi): insieme determineranno - stima il cento studi - un aumento del Pil dello 0,5% e un’occupazione aggiuntiva di 143.000 unità . Che gli sgravi contributivi per ora rappresentino il maggior appeal, lo conferma anche il sondaggio fatto da Confindustria Padova su 320 aziende associate: il 33,2% degli imprenditori intervistati prevede di assumere a tempo indeterminato per utilizzare l’agevolazione; ma c’è anche un 24,7% che dichiara di essere spinto all’assunzione dal contratto a tutele crescenti.
Veneto. «Guadagnerò 1.400 euro, faccio il controllo qualità»
VENEZIA Sulle orme del padre. Daniele Tosadori, 23 anni, ieri è stato assunto dalla Midac di Soave, a due passi da Verona, zona molto conosciuta per il suo vino culla anche di questo gruppo da 145 milioni di fatturato (oltre il 70% realizzato all'estero) nella produzione di batterie per carrelli elevatori e di avviamento, 475 addetti in tre stabilimenti che con le nuove norme da Jobs Act diventeranno più di 500 entro un mese. «È la mia prima esperienza di lavoro fisso, fino a oggi ho fatto solo impieghi saltuari in campagna, vendemmia, raccolta della frutta - spiega soddisfatto Daniele - mi sono diplomato da perito grafico da due anni e ho presentato la domanda di assunzione circa un mese fa: conoscevo l'azienda, ho diversi amici che lavorano qui e me ne hanno parlato bene».
«Sono al controllo qualità - spiega Tosadori - verifico se le batterie che escono dalla produzione hanno difetti, applico un bollino verde se tutto è a posto». E, aggiunge, mi sento molto bene con questo nuovo posto di lavoro. Vivo tutto questo come una possibilità, mi voglio impegnare al massimo per essere confermato e avere un po' più di tranquillità tra tre anni. Questa è un'azienda seria, che paga puntualmente, che ha voglia di crescere».
Guadagnerà tra i 1.350 e i 1,400 euro netti in busta paga. Certo, sottolinea - dipenderà «dagli straordinari, quelli previsti sono circa 12 ore al mese. La quantità di lavoro qui è veramente tanta e io sono contento, mi porto a casa 200 euro in più».
Non ha poi nessuna intenzione di iscriversi al sindacato: «Sinceramente no, penso solo a lavorare».
Gli orari di lavoro saranno suu due turni: dalle 6 del mattino alle 2 del pomeriggio e dalle 2 alle 10 di sera a settimane alternate». Non gli pesa lavorare di sera: «No - conclude - e anche lavorare al sabato non è un problema».
Umbria. «Cervello in fuga di 28 anni, ora ho deciso di rientrare»
PERUGIA Francesco Simondi ha 28 anni, è nato a Urbino, il lavoro lo ha trovato a Perugia, ma prima del colpo col Jobs Act ha girato l’Europa.
Con il contratto a tutele crescenti è diventato assistant Ceo (assistente al presidente) alla Cancelloni Food Service Spa, azienda perugina che da più di mezzo secolo opera nel settore della distribuzione di prodotti e servizi per la ristorazione. Da laureato a giramondo, fino al contratto preso al volo per un cervello che rientra in Italia, ecco la sfida di Francesco.
«Ho una laurea in Economia-spiega Simondi- esperto in gestione d’impresa. Sono reduce da un master Escp Europe che mi ha portato prima a Torino e poi a Berlino. Ho girato un po’ l’Europa, ho lavorato all’estero. Ma amo l’Italia e volevo di più. Così ho preso al volo questa occasione».
Francesco Simondi ha le idee chiare sul fatto che l’occasione della nuova legge vada sfruttata nella doppia direzione, quella dell’impresa e quella de lavoratore: «È fuor di dubbio che la nuova legge mi ha dato una bella mano. Permette di assumere con più velocità. Tra l’altro consente all’azienda di testare al meglio un dipendente. Se funziona il rapporto va avanti e può crescere, altrimenti si cambia».
Ha ventotto anni, una fidanzata, lascia Urbino per Perugia, ma ancora non ha idea se metterà su famiglia. «Certo- dice scherzando- con un posto a tempo indeterminato è più facile pensare anche a quello. Al di là del futuro, così si è sbloccato il mercato. E non credo soltanto per me».
Che Francesco sarà solo primo, in quell’azienda, a trovare lavoro col Jobs Act lo spiega Aldo Picciafuoco, responsabile amministrativo della Spa perugina, più di cento dipendenti che cresceranno in estate: «Quella di Simondi non sarà l’unica assunzione. Ne abbiamo in programma almeno altre cinque, tutte per under 30». Assunzioni che arriveranno ancora col supporto dell’area lavoro di Confcommercio Perugia che assiste le imprese del settore.
Campania. «Io imprenditore ho subito stabilizzato 2 dipendenti»
NAPOLI «Il vero vantaggio delle nuove norme del Jobs Act? Più che sul fronte dei costi, e quindi dei risparmi, si gioca dal lato dei rapporti con i dipendenti. Sono più motivati se il lavoro è a tempo indeterminato». Dario Scalella (nella foto), napoletano, è tra i primi imprenditori che hanno deciso di applicare il Jobs act. L’azienda di elicotteristica leggera, la K4A di cui è presidente, ne ha subito approfittato per trasformare due contratti a termine. A questi si aggiungeranno altri tre nuovi ingressi di ingegneri disegnatori. Ma, annuncia l’ex timoniere di Confapi, «prevediamo che la joint-venture siglata con un colosso cinese, novità assoluta nel panorama aziendale italiano in quanto siamo l’unica azienda che è riuscita a farsi finanziare da un partner di Pechino, ci possa permettere di fare altre tre assunzioni».
Senza dubbio - aggiunge - gli sgravi previsti rappresentano per noi un’importante opportunità, come del resto lo è per tutte le piccole e medie aziende. Ma non è questo l’unico vantaggio, ce n’è un altro più importante. Del resto è evidente che «il contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato consentirà di approfondire il rapporto con i nostri lavoratori. Potremo conoscerci meglio. Quindi, complessivamente, la riforma di Renzi è un ottimo incentivo a crescere». Per molte pmi, che finora avevano fatto prevalentemente assunzioni a tempo determinato, si tratta di una svolta importante. La nostra azienda - conclude - ha 28 dipendenti, a cui si aggiungono i consulenti. Il 67% è laureato in ingegneria e l’età media è di 40 anni. Già 12 dei nostri addetti hanno rapporti a tempo indeterminato. Certamente, questa sarà l’occasione per elevare il numero dei rapporti di lavoro stabili e continuare a crescere. La nostra società, che progetta e realizza prototipi di elicottero, ha siglato una joint venture con la Changxing Corporation. Vogliano continuare su questa strada».