ROMA «Si vota no». La riunione dei deputati di Forza Italia finisce con una decisione netta. «Sulle riforme ci comporteremo come ci ha chiesto Berlusconi», annuncia il capogruppo Renato Brunetta. Eppure, nonostante i toni ultimativi, non è detta l’ultima parola. Non se la sentono di dire no alle riforme non solo Denis Denis Verdini e i suoi fedelissimi, Luca D’Alessandro, Ignazio Abrignani, Massimo Parisi,Sandra Savino e Monica Faenzi, che neppure hanno partecipato all’assemblea del gruppo, alla quale, comunque, erano presenti solo la metà dei 69 deputati.
Esprimono perplessità anche berlusconiane di provatissima fede come l’ex pasionaria Daniela Santanchè, la combattiva Laura Ravetto e la fedelissima Maria Stella Gelmini, che per tutta la giornata ha provato a convincere il leader forzista a dare via libera all’astensione. «Per tenere unito il gruppo, che non tiene più. Perchè non ci sembra opportuno non intitolarci le riforme e lasciare il merito a Renzi, perchè non si può cambiare idea continuamente». Niente da fare. Berlusconi resiste sul fronte del no.
CERTIFICATI MEDICI
Eppure, in molti, forse una ventina di deputati (su 70), oggi potrebbero non partecipare al voto. Si parla di una pioggia di certificati medici per giustificare le assenze. Altri potrebbero astenersi, anche se Berlusconi da Arcore li sfida: «Voglio vedere chi mi abbandonerà nel giorno in cui la Cassazione potrebbe ancora accanirsi contro di me».Oggi, infatti, è il D-day anche sul fronte giudiziario. Il dato significativo, comunque, è che ormai l’ex premier non si fida più di nessuno. Non di Fitto e dei suoi, ai quali il fido Giovanni Toti fa la morale consigliando «di schierarsi con noi in Puglia, invece di criticare sempre».L’ex governatore ha infatti giudicato «un follia» il no alle riforme «deciso soltanto perchè Renzi ha tradito il patto del Nazareno e non perchè i nostri obiettivi non sono stati realizzati». L’ex premier pare non considerare molto neppure quanti gli sono sempre stati vicino. Raccontano che a Maurizio Gasparri, che chiedeva lumi sulla dichiarazione di Paolo Romani, presidente dei senatori, il quale sul Corriere ha definito Forza Italia un partito di centro, ha risposto con un lapidario: «Restiamo di centrodestra, ma di che ti preoccupi? Chi le legge le interviste di Romani?».
L’APPELLO DI BRUNETTA
Clima pessimo, dunque, nonostante l’accorato appello rivolto ai suoi dal presidente dei deputati forzisti, Renato Brunetta. «Vi prego, restiamo uniti, facciamolo per Berlusconi, la posizione è una sola, votare contro la riforma Boschi», ha intimato.Per tutta risposta, il verdiniano Gregorio Fontana ha proposto l’astensione «per non dividerci», mentre la Santanchè è andata addirittura in televisione per dichiarare il suo sì alla riforma «per coerenza», salvo ripensamenti nella notte «che porta sempre consiglio».Parole pesanti da chi come lei ha sempre predicato l’opposizione dura e pura, che indeboliscono Berlusconi e che non fanno presagire nulla di buono per Forza Italia. E significativa è la posizione del premier ombra del governo forzista ombra, Gianfranco Rotondi che, in purissimo stile democristiano, ha addirittura diramato un comunicato stampa per annunciareche «dopo un'analisi della situazione e un profondo dibattito e con voto a maggioranza, i ministri ombra hanno deciso per il sì alle riforme».
E dire che Berlusconi, con i suoi, ha ribadito il no «perchè Renzi si è comportato malissimo». Ma, tuttavia, ha convenuto sul fatto che «il voto di oggi alla Camera è poco significativo perchè noi a Montecitorio siamo ininfluenti. La partita vera si gioca in Senato- sottolineava- e lì dovremo essere compatti per inchiodare il Pd alle sue responsabilità». Parole che accendono le speranze di Raffaele Fitto, mentre per il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, hanno un solo obiettivo: «Far naufragare la riforma dell’assemblea di palazzo Madama, che va abolita. E questo non per obbedire ai diktat di Salvini, che pretende di analizzare il nostro tasso di opposizione, ma, soprattutto per affossare l’Italicum. E’ lì la trappola peggiore per noi. Dobbiamo cancellare le correzioni incautamente accettate, mettendoci da soli il cappio intorno al collo, come il premio di lista che farà vincere il Pd per i prossimi vent’anni».