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Data: 10/03/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Minoranza Pd verso il sì, forzisti divisi. Oggi il via libera alle riforme costituzionali. Berlusconi annuncia il voto contrario. Arriva un nuovo rinvio per Rai e scuola

ROMA Sulle riforme, la minoranza Pd rinuncia allo scontro. Forza Italia, Lega, Sel e Fratelli d’Italia scendono invece dall’Aventino ma annunciano voto contrario al disegno di legge costituzionale che riforma il Senato. Il Movimento 5 Stelle, invece, tira dritto e conferma che oggi, prima del voto, uscirà dall’Aula. Il governo, che rinvia a giovedì prossimo il consglio dei ministri sulla riforma della Rai e della scuola che si sarebbe dovuto tenere oggi, assicura che si andrà avanti senza farsi condizionare dai distinguo e dai no. Nel mezzo, però, ci sono le divisioni che riguardano Forza Italia ma anche il Pd. Ieri, alla riunione con Renzi nella sede del Nazareno, i dissidenti dem non si sono fatti vedere ma si sono riuniti nel pomeriggio alla Camera per discutere la possibilità di avere un comportamento unitario nel voto di oggi. La minoranza Pd voterà no? «O mi astengo o voto sì» risponde secco Cesare Damiano. L’orientamento è quello di votare sì . «Al punto in cui siamo arrivati è difficile non votare la riforma Boschi. Sarà un dissenso contenuto. Non la voteremo in cinque o sei...» aggiunge il bersaniano Davide Zoggia. Alla fine, insomma, ci si aspetta un sì da tutti tranne che da Zoggia, Civati, Fassina e pochi altri che potrebbero non partecipare al voto. Gianni Cuperlo,invece, ieri ha scritto a Renzi per chiedergli di aprire alle modifiche sulla legge elettorale: «Archiviato il Patto del Nazareno, devi trovare il coraggio di aprire a modifiche sull’Italicum». Chi oggi corre il rischio di spaccarsi è certamente Forza Italia. Renato Brunetta, che in mattinata ironizza sul Mattinale («Renzi, nervoso con sua minoranza e con Fi per voto contrario a riforme, chiede aiuto a Verdini. Che paura... brrr...») avverte il pericolo e riunisce a Montecitorio i suoi deputati. «È un momento cruciale, non dobbiamo spaccarci» avverte il capogruppo azzurro. Ma la discussione si accende e in molti fanno notare che gli elettori non capirebbero le ragioni del voto contrario. I verdiniani propongono l’astensione mentre Gianfranco Rotondi fa sapere che voterà sì («Lo chiede il governo ombra...»). Alla fine, viene emesso un telegrafico comunicato: «Il gruppo di Forza Italia sarà presente in Aula e voterà no al ddl Boschi». Ma il rischio che un gruppo consistente di deputati azzurri non rispetti la linea imposta da Berlusconi ma si presenti in ordine sparso al voto, è alto. L’incognita non viene solo da Denis Verdini e dai deputati della sua area, che potrebbero andare in soccorso di Renzi. Ad essere in dubbio sono in molti. Daniela Santanché, ad esempio, fa notare che Forza Italia al Senato ha votato sì e non esclude il suo voto a favore anche alla Camera: «Ho espresso i miei dubbi sul voto contrario. La notte porta consiglio... ma questa volta potrei disubbidire al presidente Berlusconi». Ad entrare in fibrillazione sono tutti quei parlamentari azzurri che leggono il no alle riforme come un cedimento al “diktat” della Lega, che subordina le alleanze con Fi per le elezioni regionali di maggio al no a Renzi. E Roberto Maroni incrocia le dita: «Se Forza Italia vota davvero no alle riforme, lo scenario cambia. Potrebbero cambiare le prospettive politiche».

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