BRUXELLES Nessun esborso, se non ci sarà un accordo generale e se le riforme non verranno attuate dal governo Tsipras: nonostante la ripresa delle discussioni tecniche tra la Grecia e i creditori, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ieri ha respinto la richiesta di Atene di sbloccare parte dei 7,2 miliardi di aiuti che restano nel programma di assistenza per fronteggiare l’emergenza finanziaria. «Non discuteremo esborsi anticipati, senza un accordo e senza implementazione», ha spiegato Dijsselbloem accusando il governo Tsipras di avere ritardato passi avanti sostanziali nelle trattative. Dopo il compromesso che era stato raggiunto il 20 febbraio, «abbiamo trascorso due settimane a discutere chi incontra chi, in quale configurazione, dove e con quale agenda», ha detto Dijsselbloem: «è stata una perdita di tempo totale». Per il presidente dell’Eurogruppo, la Grecia «non deve perdere altro tempo».
I COLLOQUI
Per quanto breve, la riunione dei ministri delle Finanze della zona euro ha registrato un modesto passo avanti. Domani i rappresentanti del governo di Atene e quelli di Commissione, Bce e Fondo Monetario Internazionale torneranno a dialogare. I colloqui si terranno formalmente a Bruxelles, per evitare l’impressione di un ritorno della Troika ad Atene. Ma le tre istituzioni invieranno comunque delle «squadre tecniche» nella capitale greca per verificare sul campo le promesse del governo. Il problema è che, agli occhi dell’Eurogruppo, gli impegni annunciati dal ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, sono insufficienti. Le sette riforme annunciate in una lettera la scorsa settimana, a cui ne sono state aggiunte altre tre ieri, non coprono «l’ampio raggio» del programma, ha spiegato Dijsselbloem. Ci possono essere «cambiamenti» limitati, a condizione che siano «in linea» con gli obiettivi di bilancio e le riforme già concordati. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha ricordato che servono «atti legislativi e amministrativi» prima che gli aiuti siano sbloccati. L’Eurogruppo ha ribadito che non devono esserci «azioni unilaterali» o «marce indietro» sulle riforme.
Prima dell'Eurogruppo, Atene aveva annunciato tre nuove misure da lanciare rapidamente: controlli retroattivi sulle dichiarazioni dei redditi; un disegno di legge per combattere l’elusione delle grandi imprese; e incentivi per chiedere le ricevute fiscali come una lotteria sugli scontrini. Ma diversi ministri si sono mostrati scettici. Gli impegni di Varoufaksi «sono parole su carta», ha detto lo slovacco Peter Kazimir: «noi abbiamo bisogno di dati e numeri». Per il tedesco Wolfang Schaeuble, «i greci devono attuare subito ciò che hanno promesso di fare e devono soprattutto evitare di prendere misure unilaterali». Secondo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, la Grecia deve «iniziare a correre perché il tempo è poco».
Tra marzo e aprile, Atene deve restituire 1,6 miliardi al Fmi. Il prossimo rimborso da 350 milioni venerdì non dovrebbe porre problemi. Ma, secondo alcune fonti europee, dopo il crollo delle entrate fiscali, a fine mese il governo greco potrebbe trovarsi senza soldi in cassa. Nel frattempo, anche la Bce sta aumentando la pressione: questa settimana l’istituzione di Mario Draghi terrà una riunione straordinaria per valutare nuovamente il programma di liquidità di emergenza che tiene a galla le banche greche.