Una torta alla marmellata con tanto di candeline con il numero 60. Auguri «speciali» quelli di ieri recapitati al sindaco Marino dai dipendenti della Roma Multiservizi, entrati in Aula Giulio Cesare intonando, contro la vendita del 51% della società, un polemico "Tanti auguri a te" e con cartelli in cui Marino in un fotomontaggio viene raffigurato come «il Nerone del XXI secolo», accanto a lui i capigruppo di maggioranza Fabrizio Panecaldo (Pd), Gianluca Peciola (Sel) e Luca Giansanti (Lista Marino), "trasformati" in pompieri. Il dolce è stato portato direttamente sullo scranno del sindaco dai consiglieri di opposizione Alessandro Onorato (Lista Marchini) e Marcello De Vito (M5s).
E mentre il giorno del 60 compleanno del primo cittadino è continuato con un brindisi con lo staff e una cena con famiglia e amici a base di sashimi, con un "intermezzo" a Palazzo Chigi per discutere probabilmente del Piano di rientro, in Assemblea capitolina è cominciata la vera maratona di bilancio, in Aula con gli interventi dei consiglieri, aperti con la polemica dei consiglieri Fdi, Ghera e Mennuni sull’assenza di una copia cartacea del Bilancio, e nelle stanze adiacenti con tavoli di confronto tra la maggioranza e con i sindacati, questi ultimi estremamente critici sulla manovra targata Scozzese-Marino. Sotto i rilfettori soprattutto la dismissione di circa venti partecipate del Comune di Roma, un punto sul quale la giunta non sembra arretrare di un millimetro.
Pd e Sel, tuttavia potrebbero tirare fuori dal cilindro una proposta congiunta per salvare almeno i lavoratori. «Le aziende vanno dismesse e lo diciamo da sempre - ricorda il capogruppo Sel, Gianluca Peciola - ma va fatto così come concordato con i sindacati: trovando il saldo zero occupazionale, anche reimpiegando i dipendenti in altri ambiti dell’amministrazione. Noi vogliamo abbandonare i carrozzoni ma salvando l'occupazione, i servizi e quelle partecipate che hanno possibilità di rilancio e di risparmio». Ipotesi confermata dal capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo: «Vogliamo legare il riassetto delle aziende al tema occupazionale. Pensiamo a una nuova formazione lavorativa per conseguire un saldo zero dal punto di vista dei posti di lavoro anche per le aziende partecipate che verranno liquidate, magari utilizzando quei lavoratori per la bigliettazione e le verifiche sui bus». Un’ipotesi di fascino certamente, ma due conti sono stati fatti? Le aziende partecipate al 100% dal Comune inserite nella dismissione, Adir, Farmacap e Biblioteche, contano complessivamente 735 impiegati, di cui solo 19 inquadrati come operai. Possibile pensare che chi fino ad oggi ha un contratto da dirigente, quadro, funzionario, istruttore finisca a fare il controllore sugli autobus? E perché dismettere le aziende se poi si riassume il personale? False illusioni che la politica non può permettersi.