L’AQUILA Una delega alla cultura, all’estetica e alla creatività, come quella che ha contraddistinto il «colpo di teatro» di chi l’ha proposta ieri in apertura del consiglio regionale: il presidente Luciano D’Alfonso spiazza tutti e provoca un terremoto nei «duri e puri» a cinque stelle. L’offerta è allettante e il consigliere grillino Leandro Bracco non se la sente di rifiutarla: con la voce tremante per la commozione accetta e ringrazia, «senza passare alla maggioranza -precisa- ma con l’intento di dare il mio contributo». E così «l’uomo contro del movimento contro» diventa organico al governo, scatenando l’ira dei suoi compagni di banco che, sul banco, gli mettono ognuno una banconota da 50 euro. Messaggio chiaro, ribadito subito dopo dall’annuncio di espulsione dal gruppo: «Non si può tenere il piede in due scarpe -sentenzia il M5S- Bracco si è chiamato fuori e sarebbe opportuno si dimettesse da consigliere».
SOTTO I BAFFI
D’Alfonso se la ride sotto i baffi: in un solo colpo è riuscito a far emergere le contraddizioni del M5S, a rafforzare se non nei numeri almeno politicamente la maggioranza e a fare quello che neanche Renzi è riuscito a fare in tema di «governo condiviso e minoranza senza opposizione». Una linea su cui D’Alfonso intende perseverare, annunciando presto una delega all’opposizione anche per il terremoto: non lo cita, ma pensa al suo predecessore e commissario Chiodi, «chi altri saprebbe meglio districarsi nella materia», spiega il presidente. «Anche in consiglio regionale si è aperta la campagna acquisti di D’Alfonso -mette però le mani avanti il presidente di Forza Italia, Nazario Pagano- per un solo obiettivo: rimanere a galla. E abbiamo capito anche la consistenza politica del M5S».
DOPPIA RISOLUZIONE
Quel potenziale voto in più, d’altronde, a D’Alfonso è servito già ieri, quando in discussione è arrivata la doppia risoluzione (una della maggioranza, una dell’opposizione) sulla chiusura dei punti nascita avviata dal decreto di febbraio. Non che Bracco abbia votato con la maggioranza, ma si è dileguato facendo così quadrare i conti per un pelo alla «linea D’Alfonso» che impegna, in modo alquanto generico, il presidente-commissario «a procedere ad un ulteriore studio prima della chiusura formale dei punti nascita, a provvedere all’attivazione delle reti Sten e Stam e a potenziare i punti nascita risultanti dalla riorganizzazione». Risoluzione, questa, alla fine ritirata e che verrà forse ripresentata la settimana prossima. Ben altro, però, di quanto aveva proposto l’opposizione, e che hanno votato anche i consiglieri di maggioranza di Abruzzo civico (Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri) e Donato Monticelli: la sospensione del decreto e una più attenta valutazione sulle singole realtà territoriali. Alla fine finisce 14 a 12, perché in aula, oltre a Bracco, mancano anche Sara Marcozzi, Mauro Di Dalmazio, Giorgio D’Ignazio (opposizione) e Donato Di Matteo (maggioranza). Fossero stati in aula, la maggioranza sarebbe andata sotto. L’assessore alla Sanità Silvio Paolucci incassa e riparte: «Sulla sicurezza staremo attenti, e anche sugli otto punti che resteranno aperti».