Parlare di un “catasto delle reti” quando in Italia si è ancora alle prese col funzionamento del catasto edilizio può sembrare un esercizio di fantascienza, ma in realtà si tratterebbe di una di quelle riforme davvero in grado di aprire una pagina nuova nel nostro Paese.
Al catasto delle reti ha accennato di passaggio anche l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, nel corso dell’audizione alla Commissione Trasporti della Camera e le cifre che ha fornito sono impressionanti: la posa di un cavo telefonico sfruttando le canaline già esistenti costerebbe solo 7 centesimi contro gli oltre 400 necessari invece per realizzarne una completamente nuova. L’importanza di sfruttare le infrastrutture, nuove o già esistenti, per un utilizzo multifunzionale per le reti di trasmissione è già evidente nei nuovi progetti (ad esempio, il Brennero o la Torino-Lione o – fuori d’Italia – il Gottardo) che prevedono, insieme alla costruzione dei trafori, la realizzazione di nuove reti di trasmissione elettrica o altro.
Le reti oggi assumono un’importanza centrale nella vita di un Paese e, insieme al catasto delle reti (che è stato già approvato con un emendamento tripartisan – di M5S, PD e Scelta Civica – in un ramo del Parlamento), un quotidiano rilancia oggi l’ipotesi un’Authority unica delle reti, progetto cui starebbero lavorando i tecnici di Palazzo Chigi. Mentre una sentenza del solito Tar si avvita (a proposito delle trascrizioni delle unioni di fatto) in uno di quei paradossi che fa dire a un giurista come Cesare Mirabelli che “ciò che è illegittimo prevale sul diritto” (perché le trascrizioni sono illegittime, ma – secondo il Tar - a dichiararlo può essere solo un giudice, che nessuna delle parti – però- ha interesse ad interpellare), ogni sforzo per semplificare i conflitti di competenze e razionalizzare la possibilità di utilizzo delle preziose dotazioni esistenti non può che essere benvenuto. Purché cambi anche la logica (e il discorso è rivolto anche al Tar): quel che conta è il risultato, come nella pragmatica civiltà anglosassone, sarebbe assurdo imbarcarsi nella creazione di nuove strutture incapaci di funzionare o di catasti della dimensione della Biblioteca di Babele come abbiamo dovuto vedere in tutti questi anni a proposito di quello edilizio.