MILANO Non è bastata la mediazione di Giancarlo Giorgetti. Non sono servite neppure le telefonate - accorate - di Umberto Bossi. «Flavio Tosi è fuori dalla Lega» sentenzia a tarda sera Matteo Salvini. La rottura è consumata, la Lega si spacca e non è una frattura indolore. Il «ribelle di Verona» ha fatto intendere di voler correre per la presidenza del Veneto in opposizione a Luca Zaia, candidato ufficiale del Carroccio. Chi se la gode è Alessandra Moretti, scelta dal Pd per rivaleggiare proprio con Zaia. Veniva data per spacciata, adesso torna a coltivare qualche speranza.
Formalmente la cacciata di Flavio Tosi dal partito è legata a una questione burocratica. Gli era stato chiesto di optare, entro le 14 di ieri, fra l’adesione alla Lega e quella alla propria Fondazione («Ricostruiamo il centrodestra»). Non avendo rinunciato né all’una né all’altra cosa «si è messo automaticamente fuori dal partito». Ma dietro l’aspetto formale della questione, c’è una rivalità mai sopita fra lo stesso Tosi e Luca Zaia che ha coinvolto nelle ultime settimane anche Salvini, apertamente schierato col governatore uscente.
TRATTATIVE A OLTRANZA
Anche a ultimatum scaduto le trattative per una ricomposizione erano andate avanti. Giorgetti a Roma aveva incontrato Tosi, e poi si era attaccato al telefono per parlare con Salvini, impegnato a Bruxelles. Il mediatore si era anche convinto che una tregua fosse possibile dopo aver chiesto al sindaco di Verona di congelare l’attività della Fondazione rinunciando a presentare proprie liste alle Comunali del nord est previste per maggio: «Flavio mi è sembrato possibilista»
Con Salvini, invece, Giorgetti aveva caldeggiato la possibilità di ridimensionare il ruolo di Giampaolo Dozzo, (nominato commissario in Veneto col potere di compilare le liste per le regionali) e di restituire alla Liga Veneta, cioè a Tosi, la sovranità sulla scelta dei candidati. E pure Salvini pareva disposto a lasciare aperto un piccolo spiraglio: «Su chi deve fare le liste si può trovare un accordo, ma lui deve abbandonare la Fondazione». Coi suoi si era mostrato comunque pessimista: «Vediamo cosa va a dire Flavio in tv, poi vediamo». E Flavio in tv - ospite di Lilli Gruber - ha pronunciato le parole che non avrebbe dovuto dire, almeno dal punto di vista del leader padano: «Io la Fondazione non la lascio. E’ nata col consenso di Maroni e di Salvini, chiedermi di abbandonarla è un pretesto».
ZAIA IL PIU’ SODDISFATTO
Neanche il tempo di far passare i titoli di coda e già Salvini aveva in mano carta e penna, pronto a vergare il benservito al rivale: «Ho provato mediazioni di ogni tipo, ricevendo solo dei no. Sono costretto a prendere atto delle decisioni di Tosi e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta». Velenosa la replica del sindaco: «Salvini mente sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele». Gongolante invece Luca Zaia, convinto che l’intralcio di Tosi non gli recherà danni: «Questa sera si mette la parola fine a beghe e polemiche incomprensibili che sono durate fin troppo».