ROMA Con 357 sì, 125 no e 7 astenuti, la Camera approva il disegno di legge sulle riforme costituzionali. Il voto lascia sul campo laceranti divisioni in Forza Italia, che non regge l’urto e arriva a un passo dallo “strappo”. Qualche distinguo affiora anche nella minoranza Pd che avverte il premier sulla legge elettorale: senza modifiche, non voteremo l’Italicum. A favore del testo, che ora dovrà tornare al Senato per la terza lettura, hanno votato i partiti della maggioranza. Forza Italia, Lega , Fratelli d’Italia e Sel hanno votato contro mentre i deputati 5 Stelle sono usciti dall’Aula.Almeno 18 voti sono mancati al Pd, 3 si sono astenuti e 18 non hanno partecipato al voto. Il governo incassa il risultato e Renzi tira un sospiro di sollievo. «Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto. Brava Maria Elena Boschi, bravo Emanuele Fiano, bravi tutti i deputati di maggioranza #lavoltabuona» commenta il premier su Twitter. Più che soddisfatta anche la Boschi. «Oggi abbiamo fatto un altro passo in avanti» precisa il ministro che, intervistata dal Tg1, affonda: «Le modifiche rischiano di peggiorare l’Italicum. Ascolteremo con attenzione i rilievi che sono stati fatti da importanti esponenti del nostro partito. Ma chi ha perso il Congresso non può fare diktat...». La votazione ha evitato brutte sorprese ma, alla fine, per evitare l’implosione degli azzurri, Silvio Berlusconi è stato costretto a telefonare a Denis Verdini e poi a tutti malpancisti per implorarli di tornare sui loro passi. «È un giorno difficile, vi chiedo di essere uniti, non è il momento delle divisioni...» dice il Cavaliere, che si aggrappa alla mozione degli affetti ed evita che il voto certifichi una clamorosa spaccatura. Ma dietro la facciata, Forza Italia è una polveriera pronta a esplodere. I “filonazareni” guidati da Verdini scrivono un documento in cui si esprimono forti critiche alla linea dura. «Voteremo contro non per disciplina di gruppo ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti» scrivono 18 forzisti , che rimarcano il «profondo disagio» per la scelta del no e chiedono la testa di Renato Brunetta. Il Cavaliere accusa il colpo ma, dopo il voto, preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno. «Forza Italia ha ripreso la sua autonomia e torna a fare opposizione a 360 gradi» scrive Berlusconi, che non rinuncia a bacchettare i malpancisti: «Oggi si apre una nuova era di centralità per il nostro movimento. Mi auguro che tutti lavorino per portarla avanti con armonia, rinunciando a qualche protagonismo di troppo e a qualche distinguo dal sapore un po’ strumentale». Ma ieri i distinguo sono stati trasversali. Stefano Fassina (minoranza Pd) non ha partecipato al voto mente Gianfranco Rotondi (Fi) ha votato sì. Critici anche i deputati dem. Cuperlo, Bindi e D’Attorre ammoniscono il premier: «Se non ci saranno modifiche al testo, questo sarà il nostro ultimo sì». Sul tavolo di Renzi arriva un documento firmato da 24 parlamentari nel quale si chiede di riaprire il confronto su Italicum e riforme «altrimenti ognuno si assumerà le sue responsabilità. Da parte nostra ci riserviamo fin d’ora la nostra autonomia di giudizio e di azione».