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Pescara, 24/11/2024
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Data: 12/03/2015
Testata giornalistica: Il Centro
La petroliera resta bloccata. Di Properzio: basta, licenzio. Ancora una volta la Galatea fermata da un banco di sabbia, ma il porto non chiude. L’imprenditore sbotta: d’obbligo il trasporto via terra, dovrò mandare via personale

PESCARA La lancetta dell’orologio del porto torna indietro di tre anni, quando dopo un lungo tira e molla è stato sospeso il trasporto delle merci via mare. Una decisione sofferta, ma improcrastinabile. Oggi come allora. A gettare la spugna di fronte all’ennesimo banco di sabbia che ieri mattina ha bloccato l’arrivo dell’unica petroliera rimasta a fare la spola dal deposito di Falconara alla darsena commerciale di Pescara, è l’imprenditore Sabatino Di Properzio. «Adesso basta». «Basta così», annuncia poche ore dopo lo stop imposto alla motocisterna Galatea, «non possiamo più andare avanti: mi dispiace, ma con i fondali in queste condizioni non possiamo lavorare nemmeno con un carico ridotto. Vuol dire che dovremo tornare ad approvvigionarci via terra con gli autotreni». Ragiona con animo sereno il titolare della società omonima, attiva nella commercializzazione all'ingrosso di prodotti petroliferi e combustibili per riscaldamento, nonché amministratore delegato dell’azienda Abruzzo costiero che gestisce la parte logistica. «Mi aspettavo questa notizia da un momento all’altro», ammette, «ci sarà una ristrutturazione e inevitabilmente sarò costretto a mandare a casa una parte del personale». Gli esuberi. Impossibile al momento quantificare gli esuberi. Tutto dipenderà dall’effettiva riduzione delle ore e dall’eventuale rotazione. Ma quello che colpisce è come, a distanza di tre anni, con un dragaggio in mezzo costato 13 milioni di euro e ben 478 giorni di chiusura del porto andati avanti tra blocchi di strade, sassaiole e scontri tra marineria e forze dell’ordine, si sia arrivati di nuovo a un passo dal blocco delle attività marittime. Porto aperto. La decisione non è stata formalizzata, anzi il comandante della Direzione marittima Enrico Moretti si affretta a smentire ogni ipotesi catastrofista. «Non ci sono le condizioni per chiudere il porto», rimarca Moretti, «fortunatamente, abbiamo a disposizione la draga, che ha ripreso a scavare nel punto di massima emergenza, in quella zona all’imboccatura del canale dove già un mese e mezzo fa si sono arenati due pescherecci. Speriamo già da oggi di permettere alla petroliera di entrare agevolmente, poi ogni decisione futura spetterà agli operatori commerciali». Ieri mattina, si è verificata una discrepanza tra le misurazioni effettuate il giorno prima dalla Capitaneria e quelle rilevate dalla pilotina al momento dell’entrata in porto della petroliera Galatea. La profondità. Se in un primo momento erano stati esclusi problemi di insabbiamento, successivamente ci si è resi conto che la profondità era di appena 2,40 metri: troppo bassa per permettere a una nave, seppure con un carico ridotto di 2.900 tonnellate, di fare manovra senza riportare danni. Per questa ragione, la Galatea ha preferito non correre rischi ed evitare di scaricare gli idrocarburi destinati al deposito del gruppo Di Properzio. «Dobbiamo verificare», aggiunge il comandante della capitaneria Moretti, «come si sposta la linea dei fondali, in attesa delle modifiche infrastrutturali che eviteranno una volta per tutte alla sabbia di entrare da nord». Ma in questa fase delicata, le rassicurazioni verbali di Direzione marittima e rappresentanti politici non bastano a rasserenare gli animi. Il mini dragaggio. Imprenditori e marinai sono concordi nel ritenere insufficienti le misure di sicurezza prese dalle istituzioni per risolvere l’emergenza, compreso il mini dragaggio da 30mila metri cubi il cui effetto di fatto si annulla all’arrivo di ogni mareggiata. «Non possiamo bloccare i traffici ogni volta», sottolinea l’imprenditore Di Properzio, esasperato da una situazione che non trova soluzioni, «il meteo ha messo di nuovo maltempo, vuol dire che tra qualche giorno staremo punto e da capo. L’amministrazione ha puntato tutto sul piano regolatore portuale, ma è una chimera lontanissima che necessita di tantissimi passaggi tecnici e burocratici che non si possono accelerare con la bacchetta magica di qualcuno».

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