L'AQUILA Luciano D'Alfonso si dice «contento di questa attenzione da parte dei consiglieri adulti», quelli cioè che dai banchi dell'opposizione sono lentamente scivolati con il piede in due scarpe. «Senza nulla togliere alla mia maggioranza -precisa il governatore- questo è un approccio alla politica che mi piace e che voglio coltivare». Oltre al grillino Leandro Bracco, ora delegato alla Cultura, adesso c’è anche Giorgio D'Ignazio, eletto nelle fila del Ncd, intenzionato a sostenere «quanto di buono la giunta regionale proporrà». Intanto Bracco punta il dito sui suoi colleghi a Cinque stelle: «Io non sono un traditore, ma loro sono invidiosi».
Un panorama desertico nel quale la scaltrezza politica del governatore ha potuto muoversi come un pesce nell'acqua. Dribblare i due Consigli sul taglio dei punti nascita - tutto sommato era il primo, vero esame di stabilità - per D’Alfonso è stato uno scherzo: due settimane fa comunicazione urgente sul suo incontro alla commissaria europea trasporti (Ntv nel frattempo ha lasciato Ancona, stazione più a sud Rimini); martedì invece con la mina della delega alla Cultura ha messo tutti a sedere, o litigare se preferite, e nel frattempo ha pure mandato un messaggio ai suoi teneri pseudo-dissidenti: posso scaricarvi alla prima curva. Non stupisce, in linea concettuale, l'arruolamento del grillino ma va riconosciuto che a livello nazionale è una notizia. Del resto l'ecumenismo sfrenato del governatore è cosa nota e gareggia solo con l'amore per i colpi di teatro: basta pensare ai flirt con Stati e Di Paolo ma anche ai legami con il superdirigente di Chiodi, Sorgi, e non eravamo neanche entrati nella legislatura. Stupisce piuttosto che avrebbe coinvolto Chiodi per il terremoto (ma non aveva lasciato un miliardo di spese da rendicondare?) e stupisce ancor di più che il Pd avalli senza neanche una parola, molto al di là della banale ma singolarissima vicenda-Petrocco, altro "amico" oltre cortina per la bisogna di turno. Nel caso dell'elicottero però si era sotto Primarie, qui no. Silenzio, brutto segnale. Arriviamo al punto: D'Alfonso ha già in pugno tutti o quasi. Il contrappeso governativo non verrà dai sindaci-consiglieri e non verrà dalla segreteria, anzi. Ribadiamo che se il trade off tra decisore e accentratore si sposta stabilmente nel secondo quadrante è un sistema pericoloso e non farà bene all'Abruzzo nè a D'Alfonso. Dai fondi estratti a sorte per la Cultura fino i soldi a pioggia senza bando per alcuni piccoli Comuni (e la meritocrazia invocata?) si respira la sensazione latente di un governo troppo veloce per alcune cose (non c'entra l'auto blu, anche se l'episodio è deprecabile al pari di chi ha preso multe prima) e troppo lento per altre. Nove mesi sono oltre il limite superiore dell'avviamento istituzionale: è ora di registrare la macchina ed entrare nel vivo delle riforme promesse.