ROMA «Questa assoluzione sana ogni frattura interna». Il brindisi è virtuale così come l’invito al «bunga-bunga per tutti». Così come la volontà di pacificazione che Silvio Berlusconi - appena giunto a Roma - promette il giorno dopo l’assoluzione. «Io non caccio nessuno» sostiene riferendosi all’espulsione di Tosi decisa da Salvini.
«Questo è un giorno che mi rimarrà nel cuore», sostiene il Cavaliere mentre saluta parlamentari e supporter nel parlamentino al piano terra di palazzo Grazioli. Un brindisi senza bicchieri né bollicine. Un saluto in piedi che delude Noemi Letizia ma non il marito Vittorio Romano che - precisa - «sono a palazzo Grazioli come responsabile politiche sviluppo dei Club Forza Silvio del centro-sud Italia».
CERCHIO
Berlusconi non ha però nessuna voglia di parlare di politica, ”affare” che nelle ultime settimane ha affidato al duo Pascale-Rossi. Alla prima il Cavaliere ha affidato le liste nella Campania di Caldoro. Alla senatrice romana è toccata la trattativa in Veneto con lo spigoloso e un po’ misogino Salvini. Ieri pomeriggio il ”cerchio magico” si è aperto consegnando per qualche ora il Cavaliere ai selfie di deputati e senatori che scattano furiosi dopo lungo digiuno da incontri, cene e pizzette. Stavolta Berlusconi è lì davanti a loro, girocollo nero e qualche chilo di troppo, ma non parla di politica, non attacca Renzi né il governo o «la giustizia ad orologeria». Anche perché, stavolta, l’ombra della meridiana lo ha favorito facendo coincidere la fine dei servizi sociali con l’assoluzione. Un timing perfetto considerando anche l’imminente avvio della campagna elettorale per le elezioni regionali. Una coincidenza che spinge il Cavaliere a spendere parole al miele nei confronti dei magistrati «che hanno fatto il loro dovere senza farsi condizionare dalle pressioni mediatiche e dagli interessi di parte. Quello che in altri Paesi sarebbe scontato, in Italia è una prova di coraggio e di indipendenza che merita rispetto e ammirazione».
TELEFONATE
L’emozione per l’assoluzione dopo «cinque anni di gogna mediatica per me, la mia famiglia e tanti miei amici», si tramuta in convinzione di avere, dopo anni di contrapposizione, le toghe dalla sua. Al punto da rivelare con estrema convinzione di essere in possesso «di elementi e carte per dimostrare che ho ragione da vendere anche contro De Benedetti» nella vicenda Cir-Mondadori. Chissà se la visita in serata dell’avvocato Coppi e di Gianni Letta è servita anche a spegnere gli entusiasmi. Anche perché le ”grane” giudiziarie non sono finite. «Voglio vedere come fanno a processarmi per corruzione di testimoni quando sono stato assolto», sostiene l’ex premier che racconta anche delle telefonate di solidarietà e complimenti ricevute «da importanti leader stranieri». Stringe mani e saluta, deputati e giovani supporter che da via del Plebiscito sventolano bandiere e intonano cori. Quando poi si stufa e risale nell’appartamento, è la Pascale che provvede a irrorare sorrisi e «grazie», mentre il senatore Razzi scatta selfie e il collega Barani - socialista dal garofano sempre esposto - coglie l’occasione per spiegare che in altri Paesi «i pm di Milano li avrebbero mandati ai for...nelli a gas». «Quelli della cucina», precisa per evitare equivoci. Al brindisi senza bicchieri non si sottrae nessuno, o quasi. Al punto che Rocco Palese, costretto da Brunetta a restare alla Camera per far la guardia al bidone, chiede e ottiene dal suo capogruppo «nota esplicativa dei motivi che mi hanno tenuto lontano da palazzo Grazioli». In piedi nel parlamentino, ci sono anche coloro che ieri, poche ore prima della sentenza, minacciavano gruppi autonomi mentre ora sono lì ad ascoltare colui che è pronto a ricandidarsi ancora nel 2018. «Nessuna corrente o gruppo», sillaba Verdini mostrando il solito ghigno di chi sapendo che il mondo gira, è pronto a scommettere che il Capo prima o poi gli farà comporre nuovamente il numero di palazzo Chigi. Magari dopo le elezioni regionali. Magari quando a palazzo Chigi si discuteranno un paio di ”cosucce” che interessano anche gli affari di famiglia. Sulla riva del fiume il coordinatore toscano di FI è stato più volte, ma non intende essere confuso con l’ala fittiana che piccona la leadership del Capo «mentre io l’ho rafforzata in tempi non facili».
SOFFERENZA
L’ex ministro pugliese ieri era a Bruxelles ma non ha fatto mancare il suo commento e ha spedito a Grazioli diversi parlamentari che al «io non caccio nessuno», pronunciato dal Cavaliere, hanno incrociato le dita pensando a quei capilista bloccati contenuti nell’Italicum e che tanto piacciono a Berlusconi e al suo cerchio magico che al Cavaliere sottrae tante grane e, per qualcuno, anche tanti consensi. «I moderati in Italia sono la maggioranza», ha ricordato ieri pomeriggio Berlusconi cercando di lanciare ancora una volta i suoi a caccia di astensionisti e delusi nella speranza di sottrarli al renzismo e di mettere fine alle lacerazioni interne. Presto l’ex premier incontrerà Joseph Daul, leader dei popolari europei «attraverso il quale - sostiene Mariastella Gelmini - possiamo ricucire insieme i popolari italiani». L’ottimismo continua però ad essere merce rara. L’ex ministro Anna Maria Bernini lo sfoggia in serata a ”Porta a Porta” e si chiede ora «chi risarcirà Berlusconi della sofferenza e dei danni politici di questi anni». Più o meno lo stesso interrogativo di Francesco Boccia (Pd) che invoca «le scuse» e si augura che il Cavaliere «rimetta un po’ d’ordine nel centrodestra» in modo - forse - che possa creare qualche problema in più a Renzi di quelli che provoca la dissidenza interna al Pd. D’altra parte Boccia non è l’unico che conta sull’avversario. Ieri pomeriggio Paolo Berlusconi, nel pieno dell’entusiasmo, ha ringraziato «un sindaco del Pd» (De Magistris ndr) che nella battaglia per modificare la legge Severino «sta facendo molto bene». Visto che «quella legge non vale solo per lui...».
Sentenza all’unanimità dopo un attento esame soprattutto sull’accusa di prostituzione. Pure se la Consulta confermasse la legge sulla decadenza, possibile cancellare le pene accessorie
ROMA Le nove ore di camera di consiglio? Siamo nella norma, nel 45% dei casi i verdetti in Cassazione arrivano tra le 21 e la mezzanotte. Idem per Silvio Berlusconi. La raccontano così nei corridoi del Palazzaccio di Piazza Cavour. Nessuna divisione nel collegio presieduto da Nicola Milo. Anzi, la decisione di confermare l’assoluzione dell’ex Cav nel processo Ruby sarebbe stata unanime dopo un esame dettagliato di tutti i punti del ricorso - rigettato - del sostituto procuratore della Corte di Appello di Milano, Piero de Petris. Con una discussione che - stando ai rumors - si sarebbe concentrata più sul reato di prostituzione minorile che non su quello, più grave, di concussione per la famosa telefonata che l’allora premier fece la notte del 27 maggio 2010 al capo di gabinetto della questura di Milano Piero Ostuni, perché l’allora diciassettenne marocchina, Karima «Ruby» El Mahroug, fosse affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti.
L’AGIBILITA’
Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni. Ciò che però più importa ora all’ex Cavaliere è tornare in sella prima del 2019, quando termineranno gli effetti della legge Severino che lo hanno disarcionato facendolo decadere da parlamentare. Come? O si cambia la legge (ma Renzi ha già dato il suo altolà), o si aspetta la Corte Costituzionale (che però non ha ancora fissato l’udienza sulla questione De Magistris, con l’incognita, poi, che un’eventuale illegittimità della norma, che riguarda gli amministratori locali, potrebbe non essere estesa anche ai parlamentari nazionali come Berlusconi). Oppure si apre un terzo scenario: puntare al riconoscimento della riabilitazione, che potrebbe avvenire nel 2018, rendendo non impossibile una ricandidatura di Berlusconi a scadenza naturale della legislatura, quando avrà 82 anni.
All’indomani di un verdetto favorevole che ripaga l’ex Cav dell’amarezza per quei 4 anni per frode fiscale (di cui tre indultati) nel processo Mediaset, in Cassazione, il riserbo è massimo.
DISCUSSIONE ”IN FATTO”
I nodi da sciogliere erano: Berlusconi sapeva o no che Ruby era minorenne? La telefonata denotava costrizione o induzione? Tutte domande relative più al ”fatto” che non alla parte del ”diritto”, come invece dovrebbero essere i ricorsi per Cassazione. Le motivazioni saranno scritte e depositate dal giudice relatore, l’ex gip di Roma Orlando Villoni, anche se una traccia con i punti principali sarebbe stata già abbozzata in camera di consiglio. Trapela solo che la ”cartina di tornasole” sull’annosa questione della concussione sarebbe stata la sentenza delle sezioni unite della Suprema Corte dello scorso anno, scritta dallo stesso Milo, che ha tracciato i confini interpretativi alla legge Severino del 2012 e ”spacchettato” la concussione in costrizione e in induzione. Al momento si può dire che la Cassazione ha dato ragione alla Corte di Appello di Milano: la telefonata di Berlusconi ad Ostuni non era né un abuso costrittivo né una induzione. Diversamente la Suprema Corte avrebbe potuto accogliere la riformulazione del reato in induzione indebita chiesta, in subordine, dal sostituto pg della Suprema Corte Edorardo Scardacchione.
LA RIABILITAZIONE
Mentre i forzisti si stringono attorno al loro leader e reclamano una modifica al decreto legislativo sull’incandibilità, per Berlusconi potrebbe prospettarsi una strada che non è certo una scorciatoia ma che è più breve di un anno rispetto alla prevista tabella di marcia. E’ l’istituto della riabilitazione, previsto dall’art.179 del codice penale e che viene concesso dopo tre anni dal momento in cui la pena principale sia stata eseguita o in qualche modo estinta. Calendario alla mano, l’8 marzo scorso, Berlusconi ha terminato di espiare la pena in affidamento in prova ai servizi sociali presso il centro per anziani di Cesano Boscone. Entro fine maggio, il Tribunale di sorveglianza deciderà sull’estinzione della pena. Entro marzo-maggio 2018, Berlusconi potrebbe chiedere la riabilitazione che, in base all’art. 15 della legge Severino, può far terminare gli dell’incandidabilità prima dei canonici sei anni. Farebbe in tempo per le prossime politiche? Molte le incognite. Innanzitutto giudiziarie. Un’eventuale nuova condanna (ci sono l’inchiesta Ruby ter e i processi di Bari e Napoli) rischia di azzerare qualsiasi beneficio e di far tornare indietro la lancetta dell’orologio.