MILANO Ora Salvini e Tosi fanno gli offesi. Si rimpallano le colpe della rottura, si rinfacciano scorrettezze, si accusano vicendevolmente di tradimento. Copione quasi scontato dopo una litigata sulla pubblica piazza che ha scombussolato gli equilibri del Carroccio e disorientato i militanti. Ma da domani il sindaco di Verona e il leader leghista devono pensare al dopo, ed è questa la partita che conta: «Sono amareggiato, ma non cerco vendette» dice Tosi. Che chiede un paio di giorni per pensare al futuro.
L’ASCESA DI SALVINI
In realtà il ribelle al proprio futuro ci pensa da mesi. E con lui i molti leghisti - veneti, ma non solo - rimasti sorpresi e un po’ spiazzati dalla rinascita padana targata Salvini. E non è una questione di sondaggi, ma di voti. Quelli raccolti alle Europee di giugno e alle regionali dell’Emilia Romagna a novembre. Percentuali che hanno consegnato «all’altro Matteo» lo scettro delle Lega fortificando la sua leadership e frustrando le ambizioni di molti colonnelli del partito, Tosi compreso.
LE ALLEANZE
«Sono stato fatto fuori perché Salvini ha instaurato un clima dittatoriale nel Carroccio» proclama il ribelle. Quell’altro gli replica piccato: «Non rispondo alle offese. Alle mie proposte di mediazione Tosi ha opposto solo dei no, si è messo fuori da solo ed è quello che voleva». Una volta erano amici, almeno in apparenza. Nell’ultimo anno sono stati due galli nel pollaio, e hanno preso a detestarsi. Adesso che si sono separati, si sfideranno sul terreno del consenso popolare.
Il sindaco di Verona nelle ultime settimane ha tessuto la sua tela. Ha incontrato i vertici del Nuovo Centrodestra, ha dialogato con Corrado Passera e i suoi emissari nel nord est. L’idea è nota: correre per la presidenza del Veneto a capo di una coalizione della destra moderata in opposizione a Zaia e alla sua «destra estrema». Alfano ha già detto sì: «Se Tosi si candida è una chance da valutare». Passera ha fatto sapere che non ha le forze per presentare una lista in Veneto, ma se c’è da dare una mano la darà volentieri.
Le ambizioni del ribelle non sono ambizioni di vittoria. Gli basterebbe mandare in Regione quattro o cinque consiglieri dei suoi e, soprattutto, sottrarre alla Lega voti a sufficienza per impedire a Zaia di essere riconfermato alla presidenza del Veneto. Sarebbe una botta spaventosa per Salvini. Prima di decidere, tuttavia, Tosi vuole capire quanti dei suoi uomini sono disposti a seguirlo. Per ora ha detto a tutti loro di non schierarsi, ma ha chiesto ad ognuno cosa intendono fare. «Quando avrò un quadro più chiaro della situazione, vi farò sapere».