ROMA Più soldi ai Caf che si caricano sulle spalle l’onere di dare l’ok ai 730 complessi che hanno bisogno di integrazioni. Il fisco rassicura gli intermediari in ansia per il peso che la riforma con la quale si introduce la dichiarazione precompilata assegna loro. «Proprio per tener conto del diverso livello di responsabilità e dell’importanza del ruolo di Caf e professionisti e per evitare ricadute negative sui prezzi alla clientela sono stati rimodulati i compensi per gli intermediari» ha chiarito il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, parlando alla Commissione anagrafe tributaria. Nella stessa sede parlamentare, la scorsa settimana, i Caf avevano lamentato l’aggravio di responsabilità sul 730 precompilato fino a evocare addirittura lo spettro della incostituzionalità.
Orlandi ha confermato che «se dalle verifiche emerge l’apposizione di un visto di conformità infedele, ad esempio in caso di non corretto riscontro della documentazione giustificativa di spese che danno diritto a detrazioni o deduzioni, i Caf e i professionisti abilitati sono tenuti al pagamento di un importo corrispondente alla somma dell’imposta, degli interessi e della sanzione che sarebbe stata richiesta al contribuente».
I LIMITI
Il numero uno del fisco italiano ha però chiarito che le responsabilità degli intermediari è esclusa «nel caso in cui l’infedeltà del visto sia stata determinata da una condotta dolosa o colposa del contribuente, ad esempio nel caso in cui abbia presentato un documento contraffatto». Orlandi ha rivendicato il carattere rivoluzionario di una riforma che punta a semplificare il rapporto tra fisco e contribuenti, in un sistema «barocco» come quello italiano. Un sistema che la delega fiscale messa a punto dal governo intende superare. A questo proposito, intervenendo ad un convegno sul catasto digitale organizzato dagli ordini degli Architetti e degli Ingegneri, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha spiegato che «i tempi di presentazione dei decreti attuativi dipendono dalla politica». Una presa di posizione utile per segnare il confine tra le competenze di Palazzo Chigi e quelle tecniche di via Cristoforo Colombo nella lunga storia della delega fiscale, approvata un anno fa e i cui decreti attuativi procedono a rilento, tra rinvii e slittamenti.
Il 20 febbraio scorso erano infatti saltati i provvedimenti su riforma del catasto, fatturazione elettronica, ruling internazionale e giochi. «Probabilmente arriveranno tutti insieme ma questo sarà utile per avere un quadro più organico» ha osservato Orlandi che, ha proposito della riforma del catasto («è dal 1939 che non ci si mette mano» la sua puntualizzazione), ha parlato di «un’operazione immensa, che riguarda 62 milioni di immobili e per la quale ci vorranno cinque anni». La donna che guida l’Agenzia delle Entrate ha battuto il tasto sulla necessità di semplificare il rapporto tra la Pa e i cittadini annunciando che una delle priorità è quella della successione che riguarda oltre un milione di cittadini all’anno e che è sempre molto faticosa.
«Vogliamo che entro l’anno con un unico atto si possa fare online sia la successione che la voltura degli immobili» ha promesso Orlandi. La quale ha anche reso noto che in nove mesi sono state emesse dallo Stato 2,6 milioni di fatture elettroniche, con uno scarto del 17% dovuto in gran parte a «problemi risolvibili». «Il sistema ha assorbito bene le novità», ha rivendicato il direttore ricordando che dal 31 marzo scatterà l’obbligo di fattura digitale anche per enti locali e Asl.