Con la richiesta di parere alla sezione consultiva della Corte dei Conti, diventeranno ben 5 le diverse relazioni sulla scrivania del sindaco, Massimo Cialente, per cercare di capire il quantum da transare alla società Cgrt che avrebbe dovuto costruire la metropolitana di superficie, la tramvia leggera da 30 milioni di euro mai portata a termine in seguito all’annullamento dell’appalto da parte dell’amministrazione causato da un pronunciamento della corte di giustizia europea.
LA DIFFERENZA
Fin qui il Comune ha offerto prima 6 milioni e poi 6,5, ipotesi rigettate dalla società dell’imprenditore Eliseo Iannini, che non scende sotto gli 8. Ma l’intenzione dell’amministrazione è quella di fare presto e chiudere: nemmeno l’apertura di un’inchiesta penale su questa vicenda, con sequestro di carte in Municipio, distoglie il sindaco dalla transazione. Anche perché sulla querelle pende un ricorso al giudice amministrativo dello stesso Iannini che, se andasse a buon fine, potrebbe in teoria costringere l’ente a pagare fino a 28 milioni di euro, andando di sicuro in dissesto finanziario. Ad ammettere il garbuglio è lo stesso primo cittadino, reduce da un fruttuoso viaggio a Roma che gli ha consentito di portare a casa un «bottino» potenziale da 9 milioni di euro, 6 dei quali residui del datato finanziamento della metropolitana, sbloccati per finanziare il Piano urbano della mobilità. «Ho portato con me anche le relazioni, ormai sono 5 - elenca - quella del responsabile unico del procedimento Carlo Cafaggi, quella del consulente Donato Carlea, quella dell’altro consulente Vincenzo Cerulli Irelli, quella giuridica del segretario generale Carlo Pirozzolo e ora si aggiungerà il parere della Corte dei conti». In mezzo a quel mare di faldoni è difficile orientarsi.
LA SCELTA
«Qual è la più attendibile? In questo momento, secondo me, quella di Pirozzolo, ma ora ci sarà la Corte di conti a dirci le cifre precise». Una beffa, visto che le due consulenze a Carlea e Cerulli Irelli sono costate all’amministrazione 40 mila euro in due. «La scelta politica molto forte è ormai quella di chiudere la transazione - conferma ancora Cialente - Qualche anima bella dice che non s’ha da fare, ma qualsiasi cosa avverrà solo sulla base di quello che uscirà fuori dai giudici contabili. La discussione è solo sulla quantità. Dovranno valutare se ci sono stati danno emergente e lucro cessante o meno, se vanno pagati gli interessi o meno».